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Pio X
Giuseppe Melchiorri Sarto (n. 2 giugno 1835 a Riese (Treviso)

Il 19 luglio del 1903, cessava di vivere in età di novantatre anni, LEONE XIII

Il conclave, cui parteciparono sessanta dei sessantadue cardinali, si riunì il 31 luglio del 1903. Fra i cardinali che aveva maggior probabilità di essere eletto era il sessantenne MARIANO RAMPOLLA del Tindaro, siciliano di Polizzi, di famiglia borbonica, nemico accanito di Francesco Crispi e ispiratore della politica francofila della Santa Sede.

RAMPOLLA, infatti, al primo scrutinio ebbe la metà dei voti; ma la mattina del 2 agosto il cardinale GIOVANNI PUZYNA, vescovo di Cracovia, in nome dell'imperatore FRANCESCO GIUSEPPE, pronunciò il veto contro Rampolla, che si alzò a protestare vivamente contro la violenza che si voleva esercitare sul Conclave.

Ma la protesta fu inutile: il 4 agosto, con cinquanta voti, fu eletto Papa il patriarca di Venezia GIUSEPPE SARTO che prese il nome di PIO X.

Giuseppe Melchiorre Sarto nasce a Riese (Treviso) il 2 giugno 1835
Nel 1858 è ordinato sacerdote a Castelfranco il 18 settembre ed è cappellano di Tombolo.
Nel 1867 E' parroco a Salzano
Nel 1875 E' nominato canonico del capitolo di Treviso
Nel 1884 E' vescovo di Mantova
Nel 1893 E' nominato cardinale a patriarca di Venezia
Dieci anni dopo, nel 1903 eletto Papa.

Pio X mostrò subito di essere il contrapposto del suo predecessore, umile cioè, schietto, buono, alieno dalla politica e tutto inteso "a ristorare ogni cosa in Cristo", come disse nella sua prima enciclica del 4 ottobre 1903, la "motu propri" resa poi nota il 18 dicembre. Diciannove punti che riguardano l'"Ordinamento fondamentale dell'azione popolare cristiana".

Sono le stesse enunciazioni di Leone XIII; e si propone di riportare ordine e concordia nel movimento dei cattolici lacerato da contrasti interni. Soprattutto dopo il XIX congresso cattolico del 10-13 novembre, che si era svolto a Bologna; dove il nuovo presidente GROSOLI invano ha cercato di mediare i contrasti tra gli intransigenti e i democratici cristiani, quest'ultimi inclini ad avviare una partecipazione attiva alla vita politica italiana; Grosoli riuscirà a farsi attribuire la facoltà di sciogliere i comitati locali non attivi sul piano sociale, ma non bastò per porre termine ai dissidi dentro l'Opera dei Congressi.
Il 28 luglio del 1904, Pio X, vista l'impossibilità di conciliare le due fazioni, con una lettera a tutti i vescovi, sciolse l'Opera, e tutte le organizzazioni regionali, diocesane e locali furono poste alle dirette dipendenze dei vescovi.
Fin dal primo atto del suo pontificato (l'enciclica ricordata sopra) Pio X volle dichiarare la natura esclusivamente religiosa del suo programma, sintetizzato nella frase "instaurare omnia in Cristo", programma cui il papa tenne fede, anche se non sempre poté ignorare i gravi problemi politici che travagliavano l'Italia e l'Europa, lasciati in sospeso dai suoi predecessori (Pio IX e Leone XIII). Li affrontò ma senza inasprire la già delicata situazione.

Egli concentrò la sua attenzione particolarmente all'interno della Chiesa, dove si rivelavano fermenti innovatori che minacciavano la purezza della dottrina cattolica. (vedi MURRI e TONIOLO). La sua lotta più intransigente si svolse contro il movimento modernista, che investiva direttamente la filosofia, la teologia, l'esegesi biblica, con vasti riflessi anche politici e sociologici; movimento che egli condannò dapprima con il decreto "Lamentabili", del 1907, e che colpì a brevissima distanza con l'enciclica

"Pascendi dominici gregis" (dell' 8 settembre 1907)
vedi, integrale SUGLI ERRORI DEL MODERNISMO

La repressione, in campo dottrinale, fu severissima; ma fu anche positivamente affiancata da una serie di riforme destinate a rendere più moderna e più viva l'organizzazione della Chiesa.
Al fine di evitare ogni compromesso tra religione e politica, decretò decaduto ogni diritto di veto da parte di qualsiasi Stato nei confronti delle elezioni del pontefice e intervenne drasticamente contro quei cattolici che si esponevano al rischio di trascinare la religione sul terreno delle lotte politiche e sociali. Oltre che cercare di razionalizzare la fede e dar credito alla democrazia.

(era il periodo di Murri che affiancato da Don Luigi Sturzo, prima -insieme- fondarono nel 1900 il Partito della Democrazia Cristiana, poi il secondo - caduto in disgrazia il primo- andrà a fondare il Partito Popolare, nel 1919, quando ormai Pio X era morto da circa cinque anni).

Nel 1904 come già detto sopra, sciolse l'Opera dei Congressi, espressione del laicato cattolico italiano, per prevenire deviazioni politiche e religiose; nel 1909 condannò il giornale cattolico francese Sillon che in nome del Cristianesimo raccoglieva attorno a Marc Sangnier le tendenze democratiche più esasperate; nel 1914 colpiva il movimento dell'"Action francaise" per le sue intrusioni tra motivi religiosi e nazionalistici.

E tuttavia, mentre frenava con intransigenza deviazioni ed errori, si preoccupava di preparare il laicato cattolico a intervenire nella lotta sociale e politica e mitigava il rigore del non expedit (il decreto che proibiva ai cattolici di partecipare alla vita politica nazionale) preparando così il terreno alla formazione del Partito Popolare Italiano.

Non meno ferme e recise furono le sue proteste contro il governo Francese, il Portogallo e la Spagna per la loro politica ritenuta anticlericale. Il primo nel 1905 varò la legge che sanciva la separazione dello Stato dalla Chiesa.

La sua opera però non fu mai di natura politica ma solo o prevalentemente di natura religiosa preoccupandosi soprattutto di mantenere la purezza della dottrina e di riparare alla crescente cristianizzazione del mondo.
Morì il 20 agosto del 1914, agli inizi della Prima Guerra Mondiale.

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