BENEDETTO nacque a Como il 19 maggio 1611 dal nobile Livio ODESCALCHI e da Paola Castelli di Grandino
Bergamasco. Dopo una prima educazione ricevuta in famiglia, frequentò il collegio dei Gesuiti di Como, dove fu iscritto alla Congregazione Mariana, onore riservato agli alunni migliori; a 11 anni rimase orfano del padre e a 15 anni nel 1626, dopo aver ultimato i corsi umanistici, si trasferì a Genova presso lo zio Papirio che dirigeva la "Società
Odescalchi", per fare pratica nell'attività amministrativa e negli affari.
Nel 1630 la madre morì colpita dall'epidemia di peste, che invece risparmiò Benedetto; passarono alcuni anni in cui si alternò fra Como e Genova, finché, nel 1636, si spostò a Roma dove frequentò per un biennio i corsi di diritto civile e canonico alla Sapienza, completandoli poi a Napoli, dove si laureò in
'utroque jure', il 21 novembre 1639. Fu anche soldato. Nel frattempo andava maturando la vocazione allo stato religioso: il 18 febbraio 1640 ricevette la tonsura.
Ritornato a Roma (siamo in pieno periodo barocco) intraprese, spinto dal fratello Carlo, la carriera ecclesiastica, conducendo una vita da prelato romano, ricoprendo varie cariche presso la Sede Apostolica, ma senza farsi coinvolgere dallo sfarzo della vita romana seicentesca. Opportunità politiche e di consapevolezza per la sua persona, gli procurarono l'incarico, affidatogli dalla Corte pontificia, di 'Commissario straordinario delle tasse' nelle Marche, compito che assolse con competenza e umanità, prudenza e fermezza; i risultati ottenuti gli procurarono nel 1644 la carica di governatore di Macerata.
Il nuovo papa Innocenzo X, gli conferì titoli onorifici, lo creò Cardinale-Diacono il 6 marzo 1645, Prefetto della Signatura Apostolica nel gennaio 1647 e, nel 1648, allo scopo di arginare le difficoltà della popolazione di Ferrara per la prolungata carestia, lo nominò governatore della suddetta provincia; la sua accorta politica economica, l'approvvigionarsi dalla Puglia del grano necessario, la lotta alle frodi, la distribuzione di viveri e denaro ai poveri, il calmiere dei prezzi, ridiedero vita all'economia delle afflitte popolazioni, così sui muri spesso veniva scritto: "Viva il cardinale
Odescalchi, padre dei poveri!".
Nel 1650 il papa lo nominò (senza che fosse nemmeno presbitero!) vescovo di Novara; Benedetto accettò la volontà di Dio, diventando prete il 20 novembre 1650 e vescovo il 30 gennaio 1651; le consacrazioni avvennero a Ferrara. Nell'esercizio dei suoi doveri pastorali, il cardinale
Odescalchi, non avendo esperienza diretta della cura pastorale delle anime, prese a modello le costituzioni sinodali di san Carlo
Borromeo.
Nel 1654 si recò a Roma per la periodica visita 'ad limina', e il papa lo trattenne presso di sé come consigliere, cosa che fece anche il suo successore papa Alessandro
VII; costretto da tale situazione a stare lontano da Novara, nel 1656 chiese al papa di essere esonerato dal compito di vescovo residenziale; rimanendo così per 20 anni a Roma al servizio della Chiesa. Il conclave apertosi alla morte di Clemente X, e durato 2 mesi, unanimamente votò il cardinale
Odescalchi, che seppur riluttante, fu eletto papa il 21 settembre del 1676, assumendo il nome di INNOCENZO
XI.
Sarà questo papa a rompere i rapporti con la Francia, con Luigi XIV e la "sua" Chiesa
Gallicana, infatti il Re Sole aveva fatto approvare da un'assemblea generale del clero francese (il 19 marzo 1682 a
St. Germain) la 'Declaratio cleri Gallicani de ecclesiastica potestate'.
Si trattava di Quattro Articoli, redatti dal vescovo Bousset, con i quali si affermava l'indipendenza della chiesa
gallicana, si riconosceva al papa il solo potere spirituale, si sottomettevano le decisioni del papa al consenso dei vescovi; re Luigi emanò subito un editto con il quale elevava questi articoli a dottrina universalmente valida, facendoli registrare dappertutto come legge e rendendoli obbligatori per i professori di teologia e di diritto canonico.
Innocenzo protestò vivamente e quando due partecipanti a quell'assemblea furono presentati dal re come futuri vescovi, egli rifiutò di ratificare la nomina. Re Luigi rispose vietando ai candidati dai lui nominati che non avessero firmato la dichiarazione, di farsi dare la bolla di conferma da Roma. Conseguenza fu che in sei anni si ebbero in Francia ben 37 sedi vacanti, oppure coperti da titolari privi di consacrazione. A ciò si aggiunse un'altra controversi, quella cosiddetta della libertà di quartiere delle ambascerie a Roma.
Il papa aveva sospeso, nel maggio 1687, il diritto d'asilo estendentesi dai palazzi d'ambasciata ai quartieri circonvicini, che era gradualmente divenuto un ostacolo intollerabile ad un ordinato servizio di polizia e all'amministrazione della giustizia. Tutte le potenze vi si adattarono, tranne la Francia. Luigi XIV inviò a Roma il marchese di
LAVARDIN, che osò presentarsi al Papa e intimargli di ritirare il decreto. Ma Innocenzo XI tenne duro e questa volta il re di Francia dovette venir lui agli accordi e richiamare l'ambasciatore, ma per risposta fece occupare la cittadina pontificia di Avignone e il contado
Venassino, che lo Stato Pontificio riuscì a riottenere solo con Alessandro
VIII.
Similmente si comportò l'ambasciatore di Spagna che, risiedendo nell'attuale piazza di Spagna a Roma, nel 1676, fece del suo palazzo il naturale punto d'incontro dell'intero quartiere, una zona franca con un proprio servizio postale, autonomo da quello del Papa. E la piazza si chiamò di Spagna.
Questiona più spinosa fu l'affrontare l'avanzata dei Turchi, nelle cui mani era già caduta Creta nel 1669. Mentre il re di Francia intratteneva relazioni segrete con i Turchi, sollecitandoli alla guerra contro la Polonia e l'Austria gravemente minacciata e a raccogliere i principi cristiani contro il comune nemico. Avvalendosi di abili e decisi esecutori come i nunzi Obizzo Pallavicini (1632-1700) e Francesco Buonvisi (1626-1700), Innocenzo XI riuscì a costituire la Lega Santa Antiturca costituita dall'Impero (con l'imperatore Leopoldo I), la Polonia (con il re Giovanni III
Sobieski), Venezia e dal 1686 la Russia.
Fu proprio grazie al re polacco che Vienna (battaglia di Lahlenberg) fu libera da 300.000 turchi, il 12 settembre 1683, guidati da Mara Mustafà. Poco dopo venne riconquistata anche Buda (1686) e fu infranto il dominio turco in Ungheria. Parte del merito di questi successi è da attribuirsi all'infuocato predicatore beato MARCO
D'AVIANO (1631-1699), frate Cappuccino, che accompagnava l'esercito come legato apostolico.
Ma fondamentalmente papa Innocenzo portò sul trono papale la virtù e la rigidezza di asceta. Di rigidi costumi, volle porre un freno al lusso dei cardinali, proibì ché si vendessero le cariche ecclesiastiche, e cercò di sradicare il nepotismo cominciando col togliere ai parenti dei Pontefici l'esenzione da certe imposte di cui usufruivano e con il dar l'esempio egli stesso non concedendo benefici al proprio nipote Livio Odescalchi (1652-1713). Impose norme molto austere per i vescovi, esortando alla carità e alla beneficenza, dando il suo personale esempio all'ascetismo, ma non si rese conto che proprio il suo segretario di stato, il cardinale ALDERANO CYBO-MALASPINA (1613-1700) stava accumulando beni e promettendo favori; alla sua morte lasciò una cospicua fortuna ai parenti.
Con la bolla Coelestis Pastor del 1687 condannò la dottrina del quietismo (che in un primo momento sembrava avesse egli stesso sostenuto), falsa mistica spirituale diffusa dal sacerdote spagnolo MIGUEL DE MOLINOS (1640-1696) nel suo libro 'Guida
spirituale'; il principale diffusore delle teorie quietiste in Italia fu il cardinale PIERMATTEO PETRUCCI (1636-1701), vescovo di Iesi, il quale ebbe un trattamente meno severo del
Molinos, essendo personale amico del pontefice. Ugualmente papa Innocenzo fu avverso al 'probabilismo' teologico-morale dei Gesuiti.
A più riprese, 1676 e 1685, vietò il gioco del lotto, condannò l'usura e soppresse le sinecure cercando di aumentare la disponibilità finanziaria dello Stato. Eresse il Collegio sant'Anselmo (1687) come istituto di studi teologici benedettino; introdusse la sospensione a divinis per i sacerdoti che fumavano in sacrestia.
Fece proclamare che primo dovere del papa era la propagazione e difesa della fede cattolica; eresse nuove diocesi in Brasile, costituì le università domenicane di Manila e in Guatemala, favorì le missioni carmelitane in Persia, cercò di abolire il commercio degli schiavi, riceveva personalmente i missionari per essere informato sulle situazioni locali. Favorì grandemente l'insegnamento catechistico ai fanciulli, ai soldati, a tutti i fedeli; fece preparare a tale scopo un collegio di maestre chiamate 'maestre
Odescalchi'.
Ultimo suo atto, molto negativo, fu quello di chiudere a Roma tutti i luoghi di spettacolo; per questa sua feroce ostilità, il teatro operistico ebbe un brutto colpo.
Già ammalato nel fisico a causa di varie malattie, che l'avevano colpito ma che accettava con piena fiducia in Dio, Innocenzo XI si spense il 12 agosto 1689, acclamato santo dal popolo dei fedeli. Fu sepolto in san Pietro, dove poi gli fu eretto il grandioso monumento funebre opera dello scultore Pietro Stefano
Monnot. Il processo, aperto nel 1714, si è concluso con la sua beatificazione, da parte di Pio
XII, il 7 ottobre 1956.
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