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INN0CENZO II, Gregorio Papareschi - romano
(1130-1143)

Come abbiamo già accennato nel precedente capitolo, mentre ancora Onorio II agonizzava e nella notte del 13-14 moriva, i rappresentanti delle due potenti famiglie i Frangipane e i Pierleone, già lottavano per la successione. Soprattutto i secondi, con Pietro Pierleoni, molto ambizioso, che fin dall'elezione di Onorio, aveva mirato al pontificato.

Aimerico Frangipane, che era al monastero di San Gregorio, al capezzale del papa morto, fece celebrare le esequie alla svelta, fece portare il corpo a S. Giovanni, poi chiudendosi nella sua rocca con una quindicina di cardinali del suo partito, in una sorta di "conclave" procedettero alla elezione del nuovo pontefice, scegliendo il cardinale Gregorio Papareschi, che prese il nome di INNOCENZO II; che già nelle prime ore della stessa mattina del 14 fu nominato.

Gli altri 14 cardinali del partito di Pierleone, davanti al fatto compiuto, si rifiutarono di riconoscere la validità di quella elezione, e poche ore dopo riunendosi nella chiesa di San Marco, procedettero alla elezione, che non poteva che essere Pietro Pierleoni, che assunse il nome di ANACLETO II.

La cosa strana è che dopo breve tempo, alcuni cardinali che avevano eletto Innocenzo II, approvarono l'elezione di Anacleto, in tal modo Pierleoni con questo consenso ebbe la maggioranza del collegio dei cardinali, fra l'altro appoggiati dai rappresentanti del popolo e da tutta la nobiltà.

Ma il primo non era disposto a rinunciare alla nomina e il secondo con l'appoggio appena detto sopra, nemmeno lui era disposto a farsi da parte.
Entrambi per la consacrazione scelsero lo stesso giorno, il 23 febbraio. Innocenzo II in Laterano (ma poi in gran fretta - viso il clima non proprio a lui favorevole - l'abbandonò per rifugiarsi nella fortezza dei Frangipane), e Anacleto in San Pietro, con grande partecipazione di popolo, clero e nobili. La potenza dei Pierleoni dunque si impose; del resto a parte le ricchezze che possedevano, godendo molto credito sull'amministrazione della città, i Romani scelsero l'uomo che poteva degnamente fare il Pontefice. Anche perchè poteva contare sul collegio dei cardinali pilotato all'esterno da elementi laici.

Ciononostante, decisi a imporsi anche i Frangipane, lo scisma era nell'aria. Ma non per un conflitto religioso, ma perchè nella lotta delle due potenti famiglie erano subentarti molti interessi non proprio ecclesiastici.
Ma escludendo questi motivi, il mondo cristiano romano a chi dava la preferenza? E anche se l'avessero nettamente espressa i Romani non avrebbero potuto decidere un bel nulla; a farlo solo gli Stati d'Europa, che indubbiamente non si sarebbero fatti condizionare nè da motivi religiosi nè da interessi locali; la loro decisione sarebbe venuta solo sulla base apertamente politica.
Le settimane che seguirono le due consacrazioni furono pietose, col rischio di far scoppiare uno scisma pericoloso, perchè i due papi nel personale conflitto ricorsero a mezzi piuttosto bassi. Come osserva l'Ullman, " ..i discorsi pubblici per conto di ciascun papa si concentrarono su uno scambio di ingiurie e di attacchi ripugnanti, e in questi la fazione innocenziana fu particolarmente virulenta, prendendo a bersaglio della sua polemica, con spirito poco cristiano, l'origine ebraica di Anacleto II".

Anacleto ebbe vita dura; infatti, Germania, Inghilterra, Francia e gran parte dell'Italia e tutti gli ordini monastici riconoscevano papa Innocenzo II, mente lui con commiserazione veniva indicato il "povero papa del Ghetto".

Chi erano i due papi.
Gregorio Papareschi (Innocenzo II) nato da nobile famiglia romana, fu creato cardinale da Pasquale II. Di costumi integerrimi, animato da profonda fede e da vivo zelo per la grandezza della Chiesa, si manifestò subito una figura eminente ed ebbe incarichi di legato in Francia ed in Germania. Prese parte attiva alla stipulazione del concordato di Worms del 1122. Godeva insomma a Roma di una buona reputazione oltre che l'appoggio della potente famiglia dei Frangipane.

Pietro Pierleoni ( Anacleto II) era tutt'altro tipo: aveva per nonno un giudeo molto ricco, aveva studiato a Parigi, indi nel monastero di Cluny, poi richiamato a Roma sotto Pasquale II, per i meriti e ovviamente per la potenza del denaro di suo padre fu fatto cardinale da Callisto II, il quale gli affidò varie legati. Ma da quel momento inizia l'ambizione di riuscire a diventare lui papa, e forte del suo partito (e dei suoi soldi) all'elezione di Onorio poco ci mancò che salisse sul soglio.
Ma non perse le speranze, e quando morì Onorio, sceso di nuovo in campo il suo servile collegio cardinalizio, e come abbiamo visto, indossò la tiara. Nei precedenti cinque anni Pietro come cardinale aveva fatto parlare molto di se; a parte le non nascoste mire ambiziose, le critiche erano soprattutto per la vita che conduceva, circondata dal lusso più sfrenato; i maligni lo accusavano di aver spogliato le legazioni di volta in volta destinato.

In questa lotta scismatica, a chiedersi chi era il legittimo papa, furono i Francesi. E proprio in Francia (dove si era rifugiato Innocenzo II) re Luigi VI e i vescovi francesi rimisero la decisione nelle mani di S. Bernardo, che era allora l'oracolo della Chiesa di Francia. Lui si dichiarò per Innocenzo II, considerandone la dignità della vita.
Innocenzo II che ne frattempo si era rifugiato a Cluny, convocò un sinodo a Clermont nel novembre 1130 e vi ricevè gli omaggi di molti vescovi, ed una legazione del re di Germania. La Spagna e l'Inghilterra aderirono a lui, così le chiese più illustri d'Italia, ad eccezione di Milano.

Nel gennaio 1131 Innocenzo II era a Orleans col re di Francia, subito dopo a Chartres con Enrico d'Inghilterra, il 22 marzo acclamato entrò trionfalmente a Liegi ricevuto da Lotario e sua moglie Richenza. Sollecitato da S. Bernardo, il papa ottenne dal sovrano germanico la promessa di essere scortato e condotto a Roma e di muovere guerra ai Normanni. In compenso, il Papa promise al re di incoronarlo a Roma imperatore e gli conferì l'investitura dei beni allodiali di Matilde, che Lotario passò al proprio genero ENRICO di BAVIERA.

In questo clima di "fratellanza", Lotario volle approfittarne per ottenere dal papa più ampie concessioni sulla questione delle investiture, ma Innocenzo nonostante le precarie condizioni, rifiutò categoricamente di parlarne. La questione venne rimandata ad ottobre al sinodo di Reims.

Nel frattempo Anacleto a Roma (assente Innocenzo II) si era rafforzato, obbligando i Frangipani a riconoscerlo. Poi per ottenere l'appoggio dei normanni, e quindi volendo concludere la questione del Sud, diede in sposa una sua sorella al normanno duca Ruggero. Questi sfruttando abilmente lo scisma, trasformò il suo ducato in un regno. Infatti il papa promise a Ruggero II, in cambio del proprio riconoscimento, l'incoronazione regale e il duca normanno non si fece sfuggire l'occasione; conclusa nel settembre del 1130 un'alleanza difensiva e offensiva con il papa, un cardinale-legato, sceso in Sicilia, nel giorno di Natale dello stesso anno, a Palermo incoronò Ruggero II re di Sicilia, Puglia e Calabria.
Ma i due imperi (germanico e bizantino) non avevano mai considerata legittima l'occupazione normanna dei territori sui quali entrambi avanzavano dei diritti.
Pertanto l'incoronazione di Ruggero voluta dal papa fu considerato un affronto vero e proprio. Fino al punto di unirsi come alleati per schiacciare il re normanno. Ma era abbastanza singolare che lo stesso papa non nutriva verso il normanno dei buoni sentimenti, perchè Anacleto II temeva nel Sud la nascita di un potente Stato. Cosicchè quando era in buoni rapporti con i tedeschi incitava l'imperatore di Germania a distruggere l'impero normanno; quando i rapporti non erano buoni incitava i normanni a distruggere l'impero di Lotario e i seguaci di Innicenzo II.
Ma la stessa ambiguità la manteneva Innocenzo II in Francia. Tuttavia la promessa spedizione di Lotario in Italia ebbe inizio nel settembre del 1132. Innocenzo II lo aveva preceduto per preparargli il terreno. Alla testa di un piccolo esercito, per la via del Brennero, il re germanico entrò in Italia senza incontrare alcuna resistenza, ma non conseguì subito i successi che lui sperava, perché Milano era rimasta sempre sostenitrice di Corrado di Hohenstaufen, inoltre le scarse truppe tedesche che Lotario aveva a disposizione non erano sufficienti per costringere alla resa la città.
La propaganda però di Innocenzo che l'aveva preceduto portò i suoi frutti; infatti Pavia, Cremona e Brescia si schierarono dalla parte di Lotario e quindi di Innocenzo, e Pisa e Genova, pacificatesi per la mediazione del Pontefice, promisero di aiutarlo nella lotta contro papa Anacleto e il normanno Ruggero.

Rafforzata così la propria posizione, LOTARIO svernò nell'Italia superiore e, nella primavera del 1133, valicati gli Appennini, marciò attraverso la Toscana, dirigendosi a Roma. A Viterbo incontro al sovrano andarono i legati di Anacleto che gli chiesero di sottomettere a un concilio il giudizio dello scisma; ma Lotario seguito da Innocenzo si rifiutò e proseguì per Roma. Il 30 aprile fece il suo ingresso nella città vecchia, ma non riuscì a penetrare nel Vaticano e nella città Leonina, saldamente difesa da Anacleto e dai suoi partigiani.
Tuttavia Innocenzo II prese ugualmente dimora in Laterano e qui, cedendo ai consigli dell'arcivescovo di Magdeburgo, LOTARIO si fece incoronare.
La cerimonia avvenne il 4 giugno del 1133 e il sovrano, prima di ricevere la corona, giurò solennemente di proteggere la vita e la libertà del Pontefice. Ma i suoi sforzi per cacciare Anacleto dai quartieri romani che occupava furono inutili e verso la metà di giugno, lasciato Innocenzo II sotto la protezione dei seguaci dei Frangipani, se ne tornò in Germania dove gli premeva di ridurre all'obbedienza gli scalpitanti Hohenstaufen.

Ruggero nel frattempo, non disturbato, aveva fin dal 1131 ripreso la lotta contro i suoi vassalli. Aveva già domato una rivolta guidata da Tancredi di Conversano e Grimoaldo di Bari, poi nel '32, su istigazione di Innocenzo II dovette subire da loro una sconfitta sulle rive del Sabato. Lotario non ne aveva approfittato per dargli il colpo di grazia quando era sceso a Roma nel '33; lui se ne era tornato in Germania (deludendo papa Innocenzo II e i vassalli del sud ribelli). Cosicchè Ruggero riuscì nuovamente a domare i ribelli. Nel '35 li dovette nuovamente affrontare, poi nel '36 diffusasi la voce che stava nuovamente scendendo in Italia Lotario, la rivolta si fece più aspra e Ruggero non riuscì a domarla. Lotario nell'invadere il sud non ebbe quindi resistenze, anzi ebbe appoggi, e i due suoi maggiori successi furono quelli di occupare Bari e Salerno. Poi nominò Rainolfo di Alife duca di Puglia e anche questa volta Lotario decise di tornarsene in Germania. S'incamminò senza fermarsi a Roma, verso l'Italia settentrionale dove però vi giunse gravemente ammalato. Presentendo prossima la fine, nel novembre dello stesso 1137, Lotario si mise in viaggio per la via del Brennero, ma giunto in Tirolo, nei pressi del villaggio di Breitenwang, non riuscì a proseguire oltre per la gravità del male, portato in una misera capanna di un contadino, lì morì il 4 dicembre.
La salma fu portata in Sassonia e sepolta nel convento di Lutter.

Anacleto II sempre trincerato a Castel San'Angelo, morì due mesi dopo, il 25 gennaio 1138, lasciando libero il campo a Innocenzo II, anche se i Pierleoni hanno subito eletto un nuovo antipapa con il cardinale Gregorio col nome di Vittore IV. Che però il solito zelante Bernardo - il 29 aprile - lo convince a rinunciare alla nomina, a pentirsi, a riconoscere Innocenzo II. I Pierleoni alla fine pure gli omaggio.
Tutto ciò finalmente pose fine allo scisma. Innocenzo II abrogando tutti gli atti dell'antipapa, perseguitò tutti i suoi sostenitori, infine scomunicò Ruggero; il quale non si era dato per vinto e stava riconquistando tutti i territori persi con Lotario. Scatenò una guerra senza tregua. All'inizio della primavera del '39, Innocenzo radunò un esercito e con lui in testa scese a sud per ristabilire la situazione così come l'aveva lasciata Lotario. O per le forze di scarsa levatura, o perchè Ruggero si era rafforzato, il normanno con un fortissimo esercito raccolto in Sicilia, apparve sulla terraferma per scatenare una preventiva offensiva. Innocenzo II ostinato, sempre convinto che la Chiesa non poteva avere pace se non trionfava su Ruggero, dopo la scomunica, ancora una volta riuscì a radunare un esercito e nell'estate del 1139 lo guidò lui, personalmente nell'Italia meridionale contro il normanno; al suo fianco come subalterni alcuni cardinali e vescovi che lasciati i messali e le prediche, dovettero prendere le armi e fare sermoni di strategia militare. Di appena valido c'era solo Roberto di Capua. La spedizione così improvvisata non poteva che avere un esito infelice.

Il 22 luglio, nei pressi di Galluccio sulle rive del Garigliano, l'avanguardia pontificia, comandata da Roberto di Capua, cadde nell'agguato teso da Ruggero e fu annientata senza che il Papa dietro nemmeno se ne accorgesse di modo che si trovò improvvisamente circondato dalle truppe siciliane; così l'esercito, Innocenzo, il suo cancelliere Bimerico, i cardinali e i nobili romani, furono fatti tutti prigionieri.
Innocenzo dovette fare buon viso a cattiva sorte e concludere la pace. Due giorni dopo, il 25 luglio del 1139, con bolla pubblicata a Mignano il 25 luglio, Innocenzo concedeva a Ruggero il titolo di re di Sicilia, lo assolveva dalla scomunica e riconosceva all'"Augusto e famoso sovrano" il possesso delle terre da lui conquistate, esclusa Benevento.
In questa situazione, anche dalle bocche dei suoi nemici si alzavano alte le lodi e i panegirici al Re Normanno, come Bernardo di Chiaravalle, che gli scriveva:
"Per tutto il mondo si è sparsa la vostra potenza: e dove mai non sarebbe penetrata la gloria del vostro nome?", e l'abate di Cluny esclamava: "Sicilia, Calabria, Puglia, una volta covo di Saraceni e di ladroni, sono oggi, grazie a voi, divenuti luogo di pace, posto di riposo e regno nobilissimo, in cui impera un secondo pacifico Salomone".

False lodi. Quando nel 1143, Innocenzo fu in punto di morte (24 settembre) ritrattò il patto di Mignano, perché - disse - "fatto in stato di soggezione".
Il testimone passò al suo successore CELESTINO II, che volle tener fede alla volontà di Innocenzo II e (nel suo brevissimo pontificato) non riconoscere il regno dei normanni.
Negli ultimi anni di vita, Innocenzo II a Roma non aveva avuto un attimo di serenità. Tivoli da sempre rivale dei romani, sempre animata da uno spirito d'indipendenza, quando si era trattato di schierarsi o con un papa o con l'altro, non solo non riconobbe nè uno nè l'altro, ma con una certa arroganza, si era fortificata e più volte uscendo dalla fortezza si era impadronita di alcuni castelli vicini. Più volte l'esercito pontificio attaccò Tivoli, inutilmente, fin quando Innocenzo nel 1142 fece una vera e propria spedizione punitiva in grande stile, e Tivoli dovette arrendersi e giurare con un trattato fedeltà al papa. I Romani (la borghesia, collegata con le corporazioni e con la nobiltà inferiore) non furono soddisfatti di questo trattato, loro avrebbero voluto la distruzione totale di Tivoli. Innocenzo invece si era opposto e i dissidenti ricusarono il papa e la nobiltà alta.

Era appena stato fatto il trattato di pace con Tivoli, quando all'interno della stessa Roma le idee tivolesi di indipendenza iniziarono a serpeggiare. I romani si erano stancati del potere dei papi, e iniziarono una vera e propria rivoluzione che assume il significato di rivolta democratica. Quando Innocenzo morì il 24 settembre 1143, morì proprio in mezzo a questi tumulti. Ma questi non avvenivano solo a Roma (che non era certo una città di commerci), questi fermenti si stavano sviluppando in molte altre città italiane. I germi delle lotte comunali stavano appena iniziando. A contribuire a questo desiderio di indipendenza, furono indubbiamente le contese dei re contro la Chiesa e lo scisma dentro la stessa Chiesa, ma non poca incidenza ebbe il ridestarsi dei commerci che avevano reso floride alcune città; e proprio con il commercio era sorta una intraprendente e dinamica borghesia accanto a una nobiltà e un clero che invece non erano nè attivi nè in evoluzione con i tempi.

Le lotte contro clero e nobiltà del popolo e della borghesia - due soggetti finora vissute nel lavoro e nell'ombra - d'ora innanzi saranno sanguinose. Anche perchè le seconde hanno la consapevolezza di essere forze nuove capaci di lottare per le conquiste sociali.
Ma oltre questa presa coscienza di forza, si ravvivò lo spirito nazionale, e si sentì la necessità di rinnovamento delle antiche leggi e costituzioni: il diritto romano veniva di nuovo esaltato e le rimembranze dell'antica grandezza erano stimolo ad accrescere i mezzi di difesa ed a creare nelle città consoli e magistrati quali nuovi esponenti del nuovo rivolgimento sociale.
Tutto questo stava avvenendo nelle città settentrionali e centrali, ma i Romani (pur spesso estranei alla vita politica) vollero imitare l'esempio. Ma non era facile la lotta contro il potere dei papi. Anche se questo potere finì in mano a un pontefice che durò solo sei mesi..

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