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GREGORIO VII, Ildebrando, della Tuscia (1073-1085)

Ildebrando di Soana fu eletto papa il 22 aprile del 1073, in San Pietro, con il nome di Gregorio VII. Nato intorno al secondo decennio dell’anno mille, nel territorio di Sorano (attuale provincia di Grosseto), dall’artigiano Bonizione e dalla madre Betta, la sua vita fu subito improntata alla religiosità, soprattutto per l’interessamento dello zio materno Lorenzo, abate del monastero di Santa Maria all’Aventino e successivamente di Giovanni Graziano, arciprete di San Giovanni a Porta Latina, divenuto successivamente papa Gregorio VI. Alla morte di quest’ ultimo si ritirò nel monastero di Cluny da dove fu richiamato da papa Leone IX per essere affiancato nella riforma della Chiesa , della quale si è sino a questo pontificato descritto.
Contrariamente a quanto disposto dal decreto di Niccolò II che prevedeva l’elezione pontificia proveniente dal conclave dei cardinali vescovi, Gregorio VII fu invece proclamato papa a furor di popolo lo stesso giorno delle esequie ad Alessandro II, in presenza del suo feretro e nonostante un primo diniego, accomodato dal cardinale Ugo Candido, egli fu definitivamente consacrato il 30 aprile dello stesso anno.
Enrico IV non ci mise molto a ratificare l’elezione di questo papa che riconfermò subito tutta la riforma, per altro da lui stesso fortemente voluta, minacciando di scomunica chiunque non avesse aderito alle volontà pontificali. All’imperatore le volontà del papa furono comunicate da Goffredo di Lorena detto “il Gobbo”, terzo marito di Matilde di Toscana e Lorena.Nel marzo del 1074 Gregorio VII convocò il suo primo concilio in Roma alla fine del quale furono scomunicati tutti i prelati in odore di simonia o di concubinato. L’imperatore fu informato di tali decisioni dalla stessa madre ed imperatrice Agnese, la quale si aggregò alla delegazione pontificia in visita alle terre germaniche.La contesa si innescò sul controllo dei territori e sul dissidio dei vescovi germanici.
Gregorio VII anticipò tutto e tutti convocando un ulteriore concilio nel febbraio del 1075 il quale provocò un decreto ( Dictatus Papae - vedi il documento in La riforma gregoriana) che sosteneva la priorità assoluta del pontefice nella nomina dei vescovi e la scomunica di cinque prelati e vescovi, consiglieri di Enrico IV, ovvero la netta indipendenza del potere religioso, senza per questo rinunciare ai diritti territoriali ecclesiastici, là dove gli stessi territori venivano considerati patrimonio della Chiesa stessa, con i propri sudditi, in una sorta di regno “teologico”.La fermezza e la convinzione del papa in queste questioni non provocarono solo malumori ma, dopo la sostituzione di cardinal Attone con Tedaldo a Milano ed il completo dissenso del cardinal Guilberto di Ravenna, la situazione sfociò in una vera e propria sommossa antipontificia. L’insurrezione fu comandata da cardinal Ugo Candido ( lo stesso che aveva voluto la sua incoronazione ed improvvisamente - forse per mano imperiale – divenutogli nemico) e capitanata dal prefetto Cencio. Mentre Gregorio VII stava celebrando la santa messa la notte di natale del 1075, in Santa Maria Maggiore , il prefetto con un manipolo di uomini ferì il pontefice sull’altare e lo arresto sino a rinchiuderlo nella torre dello stesso monastero.
Gli stessi cristiani che avevano voluto la sua elezione e che stavano assistendo alla funzione, dopo qualche ora di sbandamento riuscirono ad organizzarsi e a liberare il papa già il 25 dicembre stesso. Gregorio VII, liberato dalla torre calmò la folla inferocita e riprese la funzione da dove era stata interrotta. Sia il prefetto Cencio che il cardinal Candido riuscirono a guadagnare il largo fino a rifugiarsi presso la corte di Enrico IV.Nel gennaio del 1076 Gregorio VII invitò Enrico IV a conferire in Roma al fine di scagionarsi nei confronti della congiura subita. Enrico IV rispose invece con l’assemblea a WORMS del 24 gennaio dello stesso anno, durante la quale il papa fu messo sotto accusa perché: "attraverso Matilde di Canossa ed altre stregonerie era riuscito a convincere il popolo romano in una sorta di antimperialismo".L’assemblea deliberò la disobbedienza, quindi, da tutti i decreti papali ed alle future deliberazioni.Il pontefice rispose attraverso il concilio del 2 febbraio in Laterano con la scomunica di Enrico VI, alla presenza propria madre, l’imperatrice Agnese e di Matilde di Canossa.
Secondo la cronaca, l’anatema papale colpì con la morte molti dei consiglieri imperiali, tra i quali l’arcivescovo di Utrecht e lo stesso Cencio ex prefetto di Roma, con la conseguenza che principi, e tanti altri vassalli, duchi, marchesi e conti, antagonisti alla dinastia dello stesso imperatore, si ribellarono e si auto-convocarono in Augusta per convincere il re-imperatore ad abbandonare l’eventuale intento di una lotta fratricida. Superando la scadenza dell’ ultimatum previsto per il 2 febbraio 1077, Enrico IV con il proprio esercito diresse verso Roma e giunse nei pressi di Mantova la mattina del 25 gennaio dello stesso anno, là dove il papa era in visita e prontamente rifugiato presso il castello di Matilde di Canossa.
Enrico IV dovette rimanere per tre giorni e tre notti sotto la neve ed il gelo, prima di essere ricevuto dal papa, al quale stava andando a chiedere clemenza e dal quale riceverà la comunione. (nda - da cui il detto: "CI RIVEDREMO A CANOSSA!". Enrico IV, nonostante la revoca dell’interazione papale, al suo rientro in Germania trovò un clima piuttosto ostile. La nobiltà, in sua assenza aveva nel frattempo decretato re ed imperatore suo cognato Rodolfo, duca di Svevia, quando l’imperatrice Agnese moriva il giorno di natale del 1077.
Le lotte fratricide all’interno delle terre Germaniche iniziarono subito dopo per terminare ( o quasi ) solamente nel 1080.
Le trame, le battaglie, le usurpazioni anche tra consanguinei non ebbero mai termine.Per Enrico IV le vittorie arrivarono una dopo l’altra fino alla morte del suo più acerrimo nemico: il cognato Rodolfo, avvenuta sulle rive dell fiume Elster dopo una sanguinosa battaglia accaduta il 15 ottobre 1080.Il re o imperatore, si presentò sotto le mura di Roma e nell’ aprile del 1082 dopo essere entrato nella “città leonina” assedia Castel Sant’ Angelo dove Gregorio VII si era trincerato.
Questo avvenne essenzialmente per il tradimento della nobiltà romana, esclusa sin dall’inizio dell’elezione di questo papa.
La stessa nobiltà si fece garante delle volontà di Enrico IV, salvo poi smentirsi e fu quindi un andirivieni delle truppe imperiali attraverso Roma, fino a che Enrico IV non decise di insediare un nuovo papa: Clemente III, ovvero il patriarca Guilberto di Ravenna.
Inutili fino a quel punto furono gli sforzi di Matilde di Canossa che per finanziare e mantenere il papa, era riuscita a vendere persino le dorature del proprio castello.Il 24 marzo 1083, ignorando completamente l’assedio di Castel Sant’Angelo e quindi la presenza di Gregorio VII, Enrico IV entrò a Roma con il proprio esercito decretando papa, per l’appunto, Clemente III, dal quale lo stesso giorno si fece incoronare imperatore.
A quel punto intervenne il normanno Roberto il Guiscardo il quale, liberatosi temporaneamente dai saraceni condusse il proprio esercito verso Roma,rispondendo così all’appello lanciato dal papa ben due anni prima.Il 27 maggio da porta San Giovanni entrarono i normanni capitanati da Roberto il Guiscardo dopo che 6 giorni prima, ovvero, preventivamente, il Enrico IV abbandonò il campo assieme al suo antipapa rifugiatosi a Tivoli.
Il 30 maggio tutta la nobiltà antipapale fu massacrata ed un vastissimo incendio si propagò dal Colosseo al Laterano distruggendo case, chiese e monumenti. Le devastazioni prodotte dai normanni infliggono un ulteriore colpo alla credibilità di Gregorio VII, nonostante questi avesse tentato in ogni modo di fermare le violenze.
Perduta la propria credibilità , il pontefice fu costretto a seguire le orme dei devastatori e a rifugiarsi a Salerno, dove morì il 25 maggio 1085. Le sue spoglie dapprima deposte in un sarcofago del III secolo, nel 1953 furono traslate in una nuova urna nel 1953, sempre all’interno della chiesa di San Matteo in Salero.
La sua canonizzazione in quanto “omo” libero, casto e puro avvenne nel 1606.
(nda: probabilmente le voci che corsero sulle relazioni con Matilde di Canossa non furono del tutto “barbine”, nell’insegna di "fate quel che dico non fate quel che faccio".Nel frattempo nel mondo circostante altri eventi ebbero luogo:
a VENEZIA succedette a Domenico Contarini ( 1043-1071) il doge Domenico Silvo (1071-1084) e si insediò poco dopo la morte di Gregorio VII il doge Vitale Falier ( vedi: biografie dei dogi )
L’ISLAM, ad oriente si suddivise con Allah al Qaim (1031-1075), ultimo erede della dinastia Abbassidas, di Bagdad rigenerata in mille rivoli sparsi per tutto il Nord Africa fino alla penisola Iberica con le roccaforti di Granada e Cordova, per lasciare il posto al sultanato di Konia, il cui primo capostipite fu SÜLEYMAN I Jutalmisoglu Nàrcsiruddevle Ebu’l-Fevàrcris Gazi (1077-1086) della dinastia Selyúcida (la prima turco-ottomanna)

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