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STEFANO VII, romano (928-931)

Figlio del nobile romano Teudemondo, fu introdotto nella vita ecclesiastica non essendo primogenito. Prima di essere eletto papa fu saltuariamente cardinale della diocesi di Sant' Anastasia.
La sua elezione avvenne verso la fine di dicembre del 928 quando Roma fu totalmente nelle mani di Marozia che nel frattempo aveva sposato in seconde nozze Guido, marchese della Tuscia. Dunque un altro fantoccio nelle mani di questa ormai potentissima donna, le cui mire posavano addirittura gli occhi sullo stesso soglio pontificio, non per sè come molti hanno creduto ma per il proprio figlio Giovanni, già iniziato alla carriera ecclesiastica.

I giudizi su Marozia si sprecano e scorrono tra i più deprecabili a quelli più meditativi, forse in cuor suo amando Roma l'unica sua vera aspirazione potrebbe essere stata quella di far prendere coscienza alla cittadinanza romana delle proprie capacità liberandola definitivamente dalle mire feudali di chicchessia.

Stefano VII morì nel febbraio del 931 e fu sepolto nelle grotte vaticane.

Gli arabi che già da tempo avevano conquistato Cordoba, tra il IX ed il X secolo trasferirono gli insegnamenti e la dottrina da oriente ad occidente, considerandola capitale d'occidente dell'impero mussulmano, tanto da far scrivere agli storici spagnoli .<< En cuanto a la ceca, resulta indudable que el topónimo utilizado en todas las monedas omeyas de esta fase es el del "Al-Andalus" (término que podía englobar cualquier localidad de la península Ibérica); toda la organización administrativa del estado queda establecida en Córdoba desde la consecución del poder por Cabd al-Rahman I, y por tanto el control y la fabricación de la moneda se lleva a cabo en esta ciudad.>>

( per quanto riguarda la zecca, in questa fase, risulta indubbiamente che il toponimo utilizzato in tutta la moneta ommeyde fu "l' Andaluso" - termine che potrebbe includere qualsiasi località della penisola iberica - tutta l'organizzazione amministrativa fu concentrata in Cordova, dalla quale ne conseguì il potere di battere moneta da parte del governatore al Rahman I, pertanto il controllo ed il conio fu prerogativa di questa sola città.

 

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