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GIOVANNI X, di Tessignano - Imola  (914-928)

Nacque a Tossignano ( nei pressi di Imola) attorno all'anno 860, dopo aver intrapreso una giovanile carriera ecclesiastica fu ordinato diacono dal vescovo Pietro di Bologna. Entrato nelle benevolenze del patriarca Calone di Ravenna, fu presto iniziato alla diplomazia curiale fino a diventare procuratore del patriarca stesso. I suoi frequenti viaggi a Roma lo portarono ai salotti del potere ed a finire tra le braccia di Teodora moglie di Teofilatto. Ancora una volta gli intrighi di potere ebbero la prevalsa sul senso comune del pudore ed il rispetto per il "verbo" di Cristo. Giovanni X divenne dapprima vescovo di Bologna, nominata da papa Sergio III e poi patriarca di Ravenna, facendo assassinare il suo mentore: Calione. Giovanni X fu elevato al soglio pontificio, dopo aver retto il patriarcato di Ravenna dal luglio del 905 al marzo del 914.

Uomo di tempra, mai succube riuscì ad imporre la propria personalità a tutta l'aristocrazia romana, tanto da ribaltare ancora una volta le sorti politiche e facendo pesare la propria autorità nella scelta del "braccio armato della Chiesa": nonostante fosse ancora in vita l'imperatore Ludovico, seppur accecato e poco in salute, incoronò imperatore per la terza volta Berengario. Con l'aiuto di quest'ultimo e dopo aver costituito una sorta di lega antisaracena, costituita da quasi tutti i feudi meridionali, compresi quelli toscani di Adalberto e quelli di Spoleto capitanati da Alberico, riuscì a sconfiggere i saraceni nella cosiddetta "vittoria del Garigliano".

Ma una volta cessate le ostilità verso i saraceni, si riaccesero le diatribe interne. Le alleanze si tramutarono in tradimenti, il settentrione della penisola italica fu soggiogato ancora una volta dagli ungari, Berengario finì assassinato durante la presa di Pavia. Aberico offuscato dalle mire di prendere Roma, prima incitato e poi in contrapposizione con la moglie Marozia, fece intervenire gli ungari. Per lui non vi fu scampo fu trucidato ad Orte. A quel punto omicidi, assassini, faide presero la forma di un vortice... e la congiura contro il pontefice si manifestò con l'aggregazione della nobiltà italica capitanata proprio da Marozia, figlia di Teodora, amante del pontefice stesso.
Il papa fu soffocato con due guanciali dallo stesso Guido marchese di Tuscia, nel maggio del 928.

 

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