Nacque a Tossignano
( nei pressi di Imola) attorno all'anno 860, dopo aver intrapreso una
giovanile carriera ecclesiastica fu ordinato diacono dal vescovo Pietro di
Bologna. Entrato nelle benevolenze del patriarca Calone di Ravenna, fu
presto iniziato alla diplomazia curiale fino a diventare procuratore del
patriarca stesso. I suoi frequenti viaggi a Roma lo portarono ai salotti del
potere ed a finire tra le braccia di Teodora moglie di Teofilatto. Ancora
una volta gli intrighi di potere ebbero la prevalsa sul senso comune del
pudore ed il rispetto per il "verbo" di Cristo. Giovanni X divenne
dapprima vescovo di Bologna, nominata da papa Sergio III e poi patriarca di
Ravenna, facendo assassinare il suo mentore: Calione. Giovanni X fu elevato
al soglio pontificio, dopo aver retto il patriarcato di Ravenna dal luglio
del 905 al marzo del 914.
Uomo di tempra, mai succube riuscì ad imporre la propria personalità a
tutta l'aristocrazia romana, tanto da ribaltare ancora una volta le sorti
politiche e facendo pesare la propria autorità nella scelta del
"braccio armato della Chiesa": nonostante fosse ancora in vita
l'imperatore Ludovico, seppur accecato e poco in salute, incoronò
imperatore per la terza volta Berengario. Con l'aiuto di quest'ultimo e dopo
aver costituito una sorta di lega antisaracena, costituita da quasi tutti i
feudi meridionali, compresi quelli toscani di Adalberto e quelli di Spoleto
capitanati da Alberico, riuscì a sconfiggere i saraceni nella cosiddetta
"vittoria del Garigliano".
Ma una volta cessate le ostilità verso i saraceni, si riaccesero le
diatribe interne. Le alleanze si tramutarono in tradimenti, il settentrione
della penisola italica fu soggiogato ancora una volta dagli ungari,
Berengario finì assassinato durante la presa di Pavia. Aberico offuscato dalle
mire di prendere Roma, prima incitato e poi in contrapposizione con la
moglie Marozia, fece intervenire gli ungari. Per lui non vi fu scampo fu
trucidato ad Orte. A quel punto omicidi, assassini, faide presero la forma
di un vortice... e la congiura contro il pontefice si manifestò con
l'aggregazione della nobiltà italica capitanata proprio da Marozia, figlia
di Teodora, amante del pontefice stesso.
Il papa fu soffocato con due guanciali dallo stesso Guido marchese di Tuscia,
nel maggio del 928.
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