Figlio di un certo
Platone di origini greche, il 1° marzo del 705 salì alla cattedra di San
Pietro il vescovo denominato Giovanni VII.
Il re longobardo Ariberto, fin da subito dimostrò la propria disponibilità
al "Vescovo di Roma" con azioni concrete quali la restituzione di
alcuni possedimenti liguri, già lasciti di cittadini romani, depredati
durante le invasioni, o merce di scambio durante le alterne vicissitudini.
Nel frattempo, ad oriente, il "malconcio e deturpato" Giustiniano
II riuscì a riconquistare il trono di Bisanzio con l'aiuto dei bulgari di
Tervel. L'odio contro tutto e contro tutti non si fece attendere, nemmeno
nei confronti di Roma.
Giovanni VII rimase comunque fermo nel respingere le rivendicazioni e le
pretese nei confronti dell'imperatore che si rifaceva alle decisioni del
pseudo-concilio di Costantinopoli definito come il concilio "Quinisextum"
(nda: probabilmente il 56°, tenuto comunque nella sala del "Trullum").
A questo pontefice fu attribuito un rinnovato abbellimento di diverse chiese
romane tra le quali spiccò quella di Santa Maria al Foro Romano, su pianta
architettonica ottagonale ed una cappella in San Pietro, dove ancor oggi,
nelle grotte vaticane vi è conservata una dedica per avervi riposto il
"SUDARIO della VERONICA".
Giovanni VII si spense il 18 ottobre del 707 e fu sepolto a San Pietro.
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