Dopo l' esilio
dell'imperatore Giustiniano II, l'insediamento di Leonzio, la
defenestrazione di quest'ultimo e l'incoronazione Tiberio Apsimaro fu eletto
anche il sostituto di San Sergio: il 30 ottobre del 701 fu consacrato papa
il vescovo Giovanni VI di origini greche.
Ancora una volta l'impero d'oriente tentò di ostacolare l'indipendenza
romano-cristiana. L'imperatore stizzito dall' autonomia pontificale ordinò
all'esercito bizantino, di stanza in Trinacria (Sicilia), di dirigere su
Roma.
L' assedio di Roma fu condotto dal "protosavasta" (condottiero)
Teofilatto, il quale travolto dalle sommosse popolari finì per doversi
inchinare alle volontà pontificali fino a chiedere la protezione e la
benevolenza di Giovanni VI stesso.
In effetti, non furono solo le sommosse popolari a vincere l'esercito di
Bisanzio, quanto piuttosto l'esercito longobardo che dopo aver invaso
l'attuale Campania, sotto la guida di Gisulfo da Benevento aveva in pratica
tagliato i collegamenti a sud e a nord della capitale.
Un grave errore fu commesso da Giovanni VI, sul piano politico: la volontà
di sostituirsi o sovrapporsi all'esarca o pentarca di allora.
Infatti, oltre ad aver concesso la protezione a Teofilatto sborsò molti
denari o alienò molti territori per la "pax" del longobardo
Gisulfo, tra l' altro ormai cattolico convinto e strenuo sostenitore
antibizantino. Il pontefice lasciò così inevitabilmente il campo e le
controversie ancora aperte tra oriente ed occidente.
Giovanni VI si spense l' 11 gennaio del 705 e fu sepolto nel sagrato di San
Pietro.
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