Fu
consacrato a soli tre giorni dalla scomparsa del suo predecessore, in virtù
del fatto che l'imperatore aveva delegato l' esarca di Ravenna ad assolvere
il diritto di conferma ed Isacco trovandosi fortuitamente a Roma nei giorni
del Trapasso di Bonifacio V non impiegò molto a ratificare la nomina del
nuovo pontefice.
Onorio proveniva dalla nobile famiglia del console campano Petronio, colto e
devoto alla religione cristiana riuscì a contraddistinguersi essendosi
ispirato alla dottrina di Gregorio Magno.
Fin da subito si rivelò un bravissimo amministratore, mecenate, molto
sensibile ai bisogni dell' Urbe e dei suoi abitanti.
In quasi tredici anni di pontificato, egli riuscì a ricostruire l'
acquedotto Traiano che dal lago Bolsena raggiungeva Roma , distrutto da
Vitige, nonchè la connessione dello stesso acquedotto ad innumerevoli
mulini collocati sul Giannicolo, oltre alla ricostruzione e l'edificazione
di chiese e conventi o alla riconversione di tempi pagani.
Ma l'opera più grandiosa fu sicuramente il rinnovamento della basilica di
San Pietro:
- le tegole del tetto furono sostituite con quelle del tempio di Venere in
bronzo dorato ( dono personale dell'imperatore Eraclio);
-la confessione fu ricoperta da 187 libbre di argento;
-la porta mediana fu ricoperta d' argento per un peso di 975 libbre;
-sulla tomba dell' apostolo furono posti due candelabri sempre d' argento
del peso di 272 libbre;
-il senato, ormai da secoli abbandonato fu trasformato in Curia e la chiesa
intitolata a San Adriano.
Non andarono altrettanto bene le cose sul piano teologale.
Sul fronte occidentale, dopo aver puntato sul profondo cattolicesimo del
longobardo Adaloado, questi fu assassinato dal cognato Ariovaldo di fede
ariana e quindi si trovò scoperto nella Roma cisalpina.
Ma la vera "guerra" arrivò dal fronte orientale e solo
probabilmente per un fraintendimento nelle scritture latine di tipo
bizantino.
Sergio, patriarca di Costantinopoli, su pressioni dell'imperatore Eraclio
elaborò una nuova tesi teologica, non più monofisista ma monotelita, come
fu definita ( oggi si potrebbe dire che erano cambiati i suonatori, ma la
musica rimaneva la stessa, quanto ad eresie e disfacimenti).
Alle teorie del patriarca si contrapposero, per l'ennesima volta quelle
Trine del monaco Sofronio seri.
Sergio riuscì a far pubblicare dall' imperatore l' editto cosiddetto dell'
Ectesi (nda: mediante il quale venne vietato nell'uso eclesiastico delle
espressioni "una o due Energie"- facendo quindi valere la volontà
di affermare che il Cristo era l'unico Dio fattosi uomo e non il figlio di
Dio).
Onorio non capì in effetti la gravità delle affermazioni e considerata una
diatriba di nessun conto scrisse una lettera a Sergio di Costantinopoli,
affermando che in buona sostanza quella teoria era da ritenersi la stessa
espressione del cristianesimo.
Nel 638 e nel 639 a Costantinopoli furono riuniti due sinodi, attraverso i
quali fu invece sconfessato il modello monotelita e fu quindi sconfessata la
lettera del pontefice che fu bruciata (nda: fu per altro il primo segno
premonitore contro le eresie).
Onorio I comunque non udì le conclusione del secondo sinodo, spirò il 12
ottobre del 638 e fu sepolto in San Pietro.
In suo onore, le porte del sepolcro di San Pietro recano l' iscrizione dux
plebis ( nda: non condottiero dei popoli, come qualcuno sostiene... ma dei
poveri!).
Dall'altra parte del Mediterraneo e del Mar Rosso Mohamed il profeta stava
perfezionando l'approccio di una parte dell'umanità con la dottrina di
Allah :
Maometto, comprato un terreno incolto, provvide a far costruire la sua casa.
Un edificio molto semplice in pietra e mattoni d'argilla con un cortile su
cui si affacciavano gli appartamenti delle due mogli Sawda ed Aysha. Per
pregare i musulmani si riunivano nella casa di Maometto. Essendo il luogo
dove si prosternavano venne chiamato masgid, dal siriaco masgheda, da cui
deriva l'italiano moschea. Sia gli emigrati dalla Mecca che i musulmani di
Medina, riuniti nella Umma, la comunità dei fedeli, riconobbero l'autorità
di Maometto. Il popolo dei credenti era unito non da vincoli tribali ma
dalla comune fede religiosa.La Costituzione di Medina, risalente al primo
anno dell'Egira, stabilì i rapporti tra i musulmani, le tribù arabe e le
tribù ebraiche. Agli ebrei venne consentito di partecipare al patto pur
rimanendo nella loro fede.Maometto assunse la funzione di hakim, legislatore
e giudice supremo chiamato a dirimere i contrasti della complessa società
di Medina, e la funzione di qaid, capo militare.
I muhajirun, privi di risorse economiche, decisero di risolvere i loro
problemi facendo delle razzie (ghazawat) a danno delle carovane dei meccani
dirette in Siria.Nel gennaio del 624 Maometto inviò un gruppo di uomini con
degli ordini sigillati a Nakhlah, per intercettare una carovana che veniva
dallo Yemen. Il gruppo era guidato da Abd Allah ibn Gahs, che aprì la
lettera dopo dieci giorni di marcia. I musulmani attaccarono con successo
una piccola carovana. Uccisero un meccano e ne fecero prigionieri altri due.
La razzia era stata effettuata verso la fine del mese sacro di Ragiab, un
periodo di pace osservato da tutte le tribù arabe per consentire il
pellegrinaggio (umra) alla Mecca. La carovana, che stava ritornando dalla
Mecca, non si aspettava assolutamente di essere attaccata.La violazione del
mese sacro venne giustificata da Maometto con una rivelazione divina
(Corano, II, 217). Nel febbraio del 624 Maometto decise di cambiare la
direzione a cui bisogna rivolgersi durante la preghiera: non più
Gerusalemme, ma la Mecca.Nel marzo del 624 (anno II dell'Egira) venne
tentata una seconda razzia a danno dei meccani. La carovana, guidata da Abu
Sufyan, il capo del clan degli Umayyah, stava tornando da Gaza.
C'erano più di mille cammelli, 50.000 dirham di merci. Maometto, alla guida
di circa 300 uomini, emigrati dalla Mecca e abitanti di Medina, decise di
impadronirsi della carovana. Abu Sufyan,informato dell'imminente attacco di
Maometto, deviò il suo percorso a marce forzate e si mise in salvo. Intanto
dalla Mecca, a cui Abu Sufyan aveva chiesto aiuto, avevano inviato in
soccorso circa 800 uomini. Alcuni volevano ritornare indietro, non
sussistendo più il motivo per cui erano stati inviati. Ma altri, tra cui
Abu Lahab, vollero lo stesso dare battaglia. Il 12 del mese di Ramadan del
II anno dell'Egira, i meccani e i musulmani si scontrarono presso il pozzo
di Badr, a circa 105 chilometri da Medina.
Maometto ebbe la sua prima grande vittoria come capo militare e religioso.
Tra
i meccani perirono 44 persone e tra i musulmani 14. Altri 44 meccani furono
fatti prigionieri. La sorte dei prigionieri è incerta. Pare che alcuni
siano stati riscattati, altri uccisi e qualcuno anche convertito. Tra gli
altri venne messo a morte Nadr ibn al-Harit, un poeta che raccontava le
storie della Persia. La sua colpa: aver attratto molti ascoltatori
distogliendoli dall'ascoltare le prediche di Maometto.Il bottino fu molto
inferiore a quello che si sarebbe potuto avere se si fosse catturata la
carovana. Sorsero anche molte controversie sulla divisione del bottino.La
battaglia fu considerata l'inizio della jihad, lotta religiosa e militare
contro i nemici dell'Islam. Da allora i musulmani caduti in battaglia furono
considerati martiri (shahid).Tornato a Medina Maometto accusò gli ebrei
della tribù dei Banu Qainuqa di aver collaborato con i meccani.Nell'aprile
del 624 assediò la loro fortezza (atam). Dopo 15 giorni gli ebrei si
arresero. Si salvarono dal massacro per intervento di Abd Allah ibn Ubayy,
sayyid degli Hazrag, che in precedenza era stato alleato della tribù
ebraica.I Banu Qainuqa ebbero salva la vita ma dovettero abbandonare le loro
armi e tutti i loro beni mobili ed immobili.
La
vittoria di Badr aveva dato fiducia a Maometto che intensificò le razzie
anche contro tribù beduine come i Sualim e i Gastafan (nel mese di Chawal
dell'anno II dell'Egira), i Banu Talaba e i Banu Muharib.
Alì
sposò Fatima, una figlia di Maometto. Dal matrimonio nacquero Hasan e
Husain.
Othman sposò Ruqayya, un'altra figlia di Maometto.
Maometto sposò Hafsa, figlia di Omar e vedova di Hunais.
Nel
625 i meccani misero in campo un esercito di tremila uomini al comando di
Abu Sufyan. Comandante della cavalleria era Halid ibn al-Walid, il generale
che in seguito sarà chiamato "La spada dell'Islam". Maometto
riuscì a radunare 1.000 uomini. Abd Allah ibn Ubayy sconsigliò Maometto
dall'accettare la battaglia fuori della città, ma non riuscendo a
convincere il profeta si ritirò con i suoi 300 uomini.Il 19-20 novembre del
625, ai piedi della collina di Uhud, i due eserciti si scontrarono. Abu
Sufyan riportò una grande vittoria. Maometto venne ferito. Hamza, zio del
Profeta, venne ucciso. Abu Sufyan non inseguì l'esercito sconfitto fino a
Medina, forse per timore degli uomini di Abd Allah ibn Ubayy. Preferì
ritornare immediatamente alla Mecca.
Tornato
a Medina Maometto accusò gli ebrei della tribù dei Banu Nadir di non aver
preso parte al combattimento, forse perché si era combattuto di sabato.
Venne emanato l'ordine di espulsione degli ebrei Banu Nadir, che tentarono
di resistere chiudendosi nelle loro fortezze. Maometto allora prese ad
incendiare i palmeti e le coltivazioni. L'azione era assolutamente proibita
dalle tradizioni arabe, ma Maometto la giustificò con una rivelazione
divina (Corano, LIX, 5)I Banu Nadir ebbero salva la vita ma dovettero
abbandonare le loro armi e tutti i loro beni mobili ed immobili. Venne
consentito di portare via solo quanto era possibile trasportare su un
cammello per ogni tre persone.Il bottino, non essendo bene di guerra, fu
attribuito integralmente a Maometto che lo diede al gruppo degli emigrati
dalla Mecca.Alla fine del 626 i meccani riunirono un esercito di 10.000
uomini e lo posero sotto il comando di Abu Sufyan. Maometto, su consiglio di
uno schiavo persiano Salman al-Farisi, fece costruire una trincea intorno a
Medina.
Quando
l'esercito meccano arrivò fu sorpreso dal dispositivo difensivo del tutto
inusuale tra gli arabi. Non poté attaccare la città e fu costretto a porre
l'assedio.
L'11
marzo del 627 Abu Sufyan decise di interrompere le operazioni militari.La
decisione fu presa a causa del freddo intenso, ma anche a causa di
divergenze interne allo schieramento alleato dei meccani. Pare che Maometto
abbia intrapreso una intensa attività diplomatica per dividere i suoi
avversari.
Durante
l'assedio perirono sei musulmani e tre meccani. Gli ebrei vennero sospettati
di aver cospirato con il nemico. Durante l'assedio alcuni di essi erano già
stati uccisi.
Quando
i meccani si ritirarono Maometto attaccò il quartiere dei Qurayza, che
resistettero un mese. Alla fine si arresero senza condizioni. Gli uomini
vennero tutti sterminati. Le donne e i bambini ridotti in schiavitù.
Durante l'assedio un solo musulmano era stato ucciso da una donna con una
pietra.I beni degli ebrei vennero attribuiti a Maometto che li diede agli
emigrati dalla Mecca. Maometto, a 57 anni, prese come sua concubina l'ebrea
Ruhaina, che poi si convertì all'Islam.
Con
lo sterminio dei Qurayza l'unità politica e religiosa di Medina giunse a
compimento.
Nel
dicembre del 627 Maometto organizzò un attacco contro i Banu Mustaliq, una
tribù nomade nell'area delle vie carovaniere dirette dalla Mecca verso la
Siria.I Banu Mustaliq vennero sconfitti. Maometto sposò Guwairya, figlia
del capo dei Mustaliq.
All'inizio
del 628 Maometto avviò dei negoziati segreti con i meccani, con
l'intermediazione di al-Abbas, zio di Maometto. Nel febbraio del 628
Maometto si mise in cammino verso la Mecca insieme agli emigrati e ai fedeli
medinesi. Pare che in un primo tempo Maometto avesse avuto intenzione di
attaccare la Mecca, ma la defezione dei beduini lo avrebbe indotto a
trasformare il significato della marcia in un pellegrinaggio.L'arrivo dei
pellegrini provocò grave preoccupazione tra i meccani. Un contingente
militare guidato da Halid ibn al-Walid venne inviato a controllare la
situazione. I medinesi furono bloccati fuori della zona sacra dove potevano
essere effettuati i sacrifici. Vennero avviate trattative.Otman, il genero
di Maometto, entrò come ambasciatore in città. Intanto Maometto riuniva i
suoi 1.400 pellegrini armati e li faceva giurare di seguirlo fino alla morte.Alla
fine venne firmato un trattato di pace della durata di 10 anni. I musulmani
sarebbero potuti entrare alla Mecca come pellegrini, senza armi, per tre
giorni, a partire dall'anno seguente.
Per
quell'anno i musulmani furono autorizzati da Maometto a celebrare i riti
sacrificali della umra fuori della zona sacra, sul campo di al-Hudaybiya,
rivolgendo le loro preghiere in direzione della Mecca.
Nel
maggio del 628 Maometto si diresse con il suo esercito contro l'oasi di
Haybar, a circa 150 chilometri a nord-est di Medina. Nell'oasi abitava una
ricca tribù ebraica. I giudei si ritirarono nelle loro fortezze e
resistettero a lungo, ma alla fine dovettero cedere. Gli ebrei ebbero salva
la vita, persero i loro beni mobili, furono autorizzati a continuare a
lavorare la terra con l'obbligo di versare ai musulmani la metà del
raccolto. Non furono costretti a convertirsi. Un presidio musulmano fu
lasciato sul posto per controllare la situazione.
Maometto
sposò l'ebrea Safiya, 17 anni, figlia di uno dei Qurayza massacrati a
Medina, vedova di Kinana che aveva diretto la resistenza di una delle
fortezze di Haybar. Kinana era stato torturato ed ucciso.
Dopo qualche giorno venne sottomessa la comunità ebraica di Fadak, quella
di Wadi al-Qurra, e quella di Tayma', città ad oltre 300 chilometri a nord
di Medina.
Si
stima che da queste oasi Maometto traesse una rendita annuale di almeno
32.000 quintali di datteri e cereali, che, sulla base di un consumo
trimestrale di 2 quintali a testa, avrebbe consentito di mantenere almeno
4.000 uomini. I musulmani avevano trovato i mezzi economici per sostenere la
propria potenza militare.Nel febbraio del 629 Maometto fece il
pellegrinaggio alla Mecca con 2.000 uomini. Dovettero lasciare alle porte
della città armi e cavalli. I meccani lasciarono la città e assistettero
alle cerimonie da una collina.
Maometto,
59 anni, si sposò con Maimuna bint al-Harit, sorella della moglie di
al-Abbas e parente di Halid ibn al-Walid, e con Umm Habiba, figlia del
potente Abu Sufyan. Il patto di al-Hudaybiya non resse a lungo. Con il
pretesto della uccisione di un musulmano, tra l'altro in un incidente a
carattere privato tra due tribù, il Profeta decise di riprendere la guerra
contro la Mecca.
Il
10 di Ramadan dell'anno IX dell'Egira (dicembre 629) Maometto uscì da
Medina con 10.000 uomini. Per strada si aggiunsero 3.000 beduini di tribù
alleate. La Mecca aveva subito un tracollo economico con l'interruzione
delle vie carovaniere, ora controllate da Medina. I meccani non opposero
resistenza.
al-Abbas,
appena convertito, uscì incontro a Maometto. Abu Sufyan, compreso che non
c'era possibilità di difesa, negoziò con Maometto, si sottomise e chiese
una amnistia per tutti i meccani che avessero abbandonato le armi. L'11
gennaio del 630 Maometto entrò alla Mecca alla testa del suo esercito di
musulmani. Era una conquista politica e religiosa. Rivendicò il diritto del
conquistatore a ridurre in schiavitù tutta la popolazione meccana. Poi la
proclamò libera. Seguì un solenne giuramento con cui tutti i meccani si
impegnarono ad obbedire ad Allah ed al suo Inviato. Maometto tuttavia non si
fidò dei meccani e decise di tornare a Medina. Furono uccise solo una
decina di persone indicate per nome dal Profeta.
Maometto
uscì dalla Mecca con un esercito di medinesi, beduini e meccani convertiti.
Proclamò la guerra santa contro gli infedeli e si diresse contro la città
di at-Ta'if.
Gli
Hawazin, il clan più forte dei Taqif, gli abitanti di at-Ta'if,
organizzarono la difesa. Lo scontro avvenne a Hunayn. Vinsero i musulmani.
Gli Hawazin furono sterminati, compresi i bambini. Maometto dovette
intervenire per interrompere la strage degli innocenti. I superstiti si
convertirono all'Islam. Gli abitanti di at-Ta'if si rifugiarono in città.
Maometto lasciò a dirigere l'assedio Abu-Sufyan. Infine gli abitanti della
città mandarono una ambasceria a Medina e conclusero la pace
sottomettendosi ad Allah e a Maometto. Nell'autunno dell'anno IX dell'Egira
(629-630) Maometto preparò la campagna contro Tabuk nel nord della penisola
arabica, ai confini con l'impero bizantino. Un esercito di 10.000 uomini si
mise in marcia. Gli abitanti di Tabuk, greci ed arabi, abbandonarono la città
prima dell'arrivo di Maometto. Dopo 10 giorni i musulmani ripresero la via
di Medina.
Il
successo dell'impresa accrebbe il prestigio del Profeta. Ambasciatori
arrivarono da ogni parte dell'Arabia per concludere trattati di amicizia.
Anche due vescovi cristiani, Ukadir di Dumat al-Gandal e Yohanna ibn Ruba di
Aila, conclusero un accordo: avrebbero pagato un tributo in cambio del
diritto di continuare a professare la loro religione e della possibilità di
mandare carovane verso lo Yemen. Le tribù che si sottomettevano evitavano
la jihad, la guerra santa. Si dovevano convertire all'Islam e dovevano
pagare un tributo. Maometto inviava un 'amil, che assumeva le funzioni di
capo della preghiera (iman), di addetto alla conversione e di esattore dei
tributi. La ricchezza affluiva a Medina e veniva reinvestita nella politica
di conquista. Maometto continuò a vivere in povertà, tra le lamentele
delle sue numerose mogli.
In pochi anni le tribù arabe settentrionali si sottomisero:
- nel 628 i Quda'a, dopo una azione militare;
- nel 630 i Tamin del Nagd; i Banu ibn Wail, ai confini dell'Iraq;
- nel 631 la tribù dei Qais-'Ilan, che controllava la via carovaniera verso
le oasi del nord; la tribù dei Tavy; la tribù dei Kinda; gli Udra e i Banu
Hanifa, in parte già convertiti nel 628;
- nel 632 i Muharib;infine i Gudam, acerrimi nemici di Maometto.
Anche le tribù dello Higiaz centrale e quelle sudarabiche decisero di
sottomettersi:
-
nel 628 gli Huza'a, a cui appartenevano i Banu Mustaliq; i Kinana, dopo la
spedizione su Tabuk;
- nel 630 i Sulaim, che si unirono ai medinesi nella marcia sulla Mecca;
- nel 631 i Banu Harith, di pelle nera; i Banu 'Amr ibdn Ca'sa'; i Murad;
- le tribù cristiane del Negran ottennero di poter continuare nella loro
fede, ma dovettero pagare un tributo.
Una tribù dell'Oman aderì all'Islam nel 630.
Rimasero fuori della influenza musulmana le tribù dello Yemen e dell'Hadramaut.
Nel
631 Maometto non prese parte al pellegrinaggio alla Mecca. Venne sostituito
da Abu Bakr alla guida di 300 medinesi. Nel marzo del 632, anno X
dell'Egira, Maometto guidò il pellegrinaggio, accompagnato dalla moglie
Aysha, dalla figlia Fatima e dal genero Alì. Era già malato e dovette far
ripetere le sue parole alla folla dal muezzin Bilal.
L'8 giugno del 632 (23 Rabi'I dell'anno XI dell'Egira) Maometto morì nella
casa di Aysha, allora diciottenne. Si pensa ad una malattia causata dal
clima umido di Medina. Venne sepolto nella stessa casa della morte. Aveva 62
anni.
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