Vigilio
fu già designato come suo successore dal suo terzo predecessore, ovvero
Bonifacio II. Diacono di nobili origini romane fu imposto quale pontefice
dal generale Belisario, proconsole dell'imperatore Giustiniano al popolo
cristiano di Roma il 29 marzo 537.
Dopo tre precursori riuscì ad avere la "Tiara" ( nda: copricapo
pontificio a forma ogivale con inserti di pietre preziose e perle nonchè
tre corone sovrapposte, ad indicare i tre regni della Santa Trinità),
grazie ai buoni auspici raccolti durante la sua permanenza a Bisanzio in
qualità di "apocrisiario pontificio" (ambasciatore, odierno
nunzio apostolico), prima della morte del suo predecessore Silverio (11
novembre dello stesso anno) e dopo la sua deposizione ordinata dall'
imperatore ed imposta con un provvedimento pontificio.
Il regno di San Vigilio fu contraddistinto da due periodi indivisibili tra
di loro ma nello stesso tempo contrapposti.
La sua imposizione ed i primi anni furono segnatamente marcati dal quasi
totale assoggettamento del mondo cristiano alle volontà dell' impero
d'oriente e più segnatamente alle volontà di due donne: Teodorica, moglie
di Giustiniano ed Antonina, moglie di Belisario.
Anni durante i quali imperversarono corruzione, simonia, abbandono dei
principi fondamentali della Chiesa cristiana e quindi dissolutezza dei
costumi, fino alla delegittimazione delle strutture sane della stessa Chiesa
cristiana.
Lo stesso papa Silverio, deposto ed umiliato fu fatto assassinare da
Antonina attraverso il suo sicario Eugenio, non senza avergli procurato
prima una sofferenza di stenti e percosse.
Un empito di cristianità si ebbe da questo papa nel 543 quando Teodora
impose al papa di reintegrare nei ranghi eclesiastici Antimo ( ex patriarca
di Bisanzio) e quindi, in pratica di ammettere in seno alla Chiesa romana
l'eresia monofisista.
La risposta di Vigilio fu : "...per quanto mi senta indegno, sono
sempre il rappresentante del beato apostolo Pietro, rivestito della stessa
dignità dei miei venerabili predecessori, Silverio ed Agapito che già
condannarono Antimo"
La reazione da parte di Giustiniano, irretito dalla moglie, non si fece
attendere, con la promulgazione dell'editto bizantino dei "Tre
Capitoli" , mediante il quale fece diventare imperativa la condanna
delle teorie di: Teodoro Mopsuestia, Teodoreto di Ciro e di Ibas di Edessa e
di conseguenza l'affermazione dell'eresia monofisista, contro quanto era
stato stabilito dal Concilio di Calcedonia.
La chiesa d' oriente accettò l'editto pur rimanendo sconcertata ed in
attesa delle reazioni di Roma.
Non essendoci state reazioni da parte del pontefice questi fu praticamente
arrestato, mentre si trovava a dir messa nella chiesa di Santa Cecilia in
Transtevere e condotto a Costantinopoli, dalle truppe imperiali capitanate
proprio da Antimo.
Non vi furono reazioni tra la popolazione che non si rese conto della
situazione o forse perchè memore di come il pontefice fosse arrivato al
soglio di Pietro. Vigilio arrivò a Costantinopoli il 25 gennaio del 547
dove nel suo più totale isolamento di palazzo Placidia ( sede degli
apocrisiari pontifici) subì una fortissima pressione psicologica che lo
portò a sottoscrivere l'editto dei Tre Capitoli.
L' 11 aprile del 548, in occasione della Pasqua la cosa fu resa nota al
patriarca Menas tramite uno scritto denominato "Judicatum" .
Menas, ricevuto l'atto, scatenò il putiferio facendo insorgere tutti i
vescovi d'occidente, dell' Illiria, della Dalmazia e dell' Africa
conosciuta, arrivando fino alla scomunica dello stesso pontefice.
Vigilio ritrattò e ritirò il suo "Judicatum". Giustiniano emanò
un nuovo editto a conferma del precedente che fu riconfermato dai vescovi
d'oriente.
Non fu l'ultimo atto ondivago di Vigilio (forse anche perchè lo stesso anno
morì Teodora) e con grande fermezza scomunicò i vescovi che aderirono al
secondo editto riguardante i Tre Capitoli.
Intanto gli anni trascorsero, nell' agosto del 551, sentendosi minacciato si
rifugiò nella Basilica di San Pietro in Ormisda, sempre a Bisanzio, dove fu
però raggiunto dalle guardie imperiali e riportato a palazzo Placidia.
La notte del 23 dicembre 553 assieme al vescovo di Milano che lo
accompagnava riuscì a calarsi da una finestra e raggiungere un imbarcazione
che lo portò a Calcedonia.
Il 2 febbraio successivo Vigilio emanò un enciclica contro l' imperatore.
Giustiniano senza più l'influenza di Teodorica subì il colpo ed inviò
presso di lui Belisario in qualità di ambasciatore con l'intento di
riportarlo a Costantinopoli :
Vigilio ritornò a Costantinopoli con la speranza di far indire un nuovo
concilio a Roma. Giustiniano intende invece convocare un concilio proprio a
Bisanzio e lo indice per il 5 maggio 553. Il pontefice ormai ammalato del
"mal della pietra" (calcolosi) non partecipò, ma il concilio
condotto dal patriarca Eutichio ( successore di Menas, deceduto l'anno
prima) condannò comunque gli editti giustiniani e riconfermò i dogmi del
concilio di Calcedonia.
L'esito del concilio non fu di gradimento dell'imperatore, il quale per
tutta risposta dispose la Cancellazione del nome del pontefice da tutti
"dittici " dalle chiese imperiali. (nda: dittico = due tavole
lignee, incernierate tra loro, solitamente lavorate a bassorilievo
sull'esterno, mentre internamente recavano figure sacre incise nella cera,
in pratica la primogenitura dell'arte ikonografica).
L'ultimo atto ondivago di Vigilio fu l' ulteriore ritrattazione di tutta la
sua posizione, forse ritenendo più auspicabile una sua deposizione da parte
della Chiesa cristiana che il martirio, infatti il 23 febbraio scrisse una
lettera al patriarca Eutichio, spiegando i motivi della propria adesione ai
voleri imperiali.
Il 13 agosto del 554, Giustiniano emana la "Prammatica Sanzione"
con la quale il papa fu associato all'amministrazione bizantina ed il futuro
pontefice poteva essere eletto solo previa approvazione imperiale.
Dopodichè Vigilio fu libero di ritornare a Roma.
La morte lo colse a Siracusa, nel suo viaggio di ritorno, il 7 giugno 555.
Le sue spoglie furono sepolte nel cimitero di Santa Priscilla a Roma.
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