Il
20 luglio del 514, un giorno dopo la morte del suo predecessore Simmaco fu
proclamato pontefice Ormisda, diacono nativo di Frosinone, sposato con
prole, il figlio Silverio divenne a sua volta pontefice.
(Il nome Ormisda deriva dal persiano. Latinizzato in Hormisdas, significa
"buono". E’ un nome usato anche al femminile).
L'elezione ebbe esiti unanimi e senza disordini.
Tutto il pontificato fu teso a ricomporre le divisioni teologali tra la
Chiesa di Roma e quella Orientale di Costantinopoli e nella rifinitura delle
opere architettoniche già iniziate durante il precedente pontificato quali:
la basilica di S. Pancrazio sul Gianicolo e di San Martino ai Monti.
Dopo la morte dell'imperatore Anastasio I, con l'avvento del suo successore
Giustino finalmente la chiesa romana riuscì a profilare un nuovo
"modus vivendi " con la realtà orientale di Costantinopoli.
Le nuove basi per un comune intento nell'ambito dell' ortodossia teologica
furono gettate durante il concilio di Costantinopoli che si rifece ai dogmi
dettati dai precedenti concilii di Nicea e di Calcedonia, bandendo
definitivamente tutte le eresie imperversanti quali quelle monifisiste,
eutichiane, ariane e manicheiste, tant'è che lo stesso patriarca di
Bisanzio sottoscrisse la cosidetta "formula Ormisda" che si
chiudeva con le seguenti parole: "...sono concorde con il papa e
rimprovero tutti quelli che il papa rimprovera."
Il 28 marzo del 519 il concilio di Costantinopoli si concluse con la piena
affermazione delle volontà della Chiesa di Roma.
Il pontefice Ormisda si spense il 6 agosto del 523 e fu sepolto all'interno
della basilica di San Pietro. Il suo nome non figura nel calendario
universale ma viene ricordato nel giorno della sua morte.
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