[1]
Dopo brevissimo tempo Lisia, tutore e parente del re e incaricato degli
affari di stato, mal sopportando l'accaduto,
[2] raccolti circa ottantamila uomini e tutta la cavalleria, mosse contro
i Giudei, calcolando di ridurre la città a dimora dei Greci,
[3] di imporre tasse al tempio come agli altri edifici di culto dei pagani
e di mettere in vendita ogni anno il sommo sacerdozio.
[4] Egli non considerava per niente la potenza di Dio, ma si appoggiava
sulla potenza di migliaia di fanti, sulle migliaia di cavalli e sugli
ottanta elefanti.
[5] Entrato nella Giudea e avvicinatosi a Bet-Zur, che era una posizione
fortificata distante da Gerusalemme circa venti miglia, la cinse
d'assedio.
[6] Quando gli uomini del Maccabeo vennero a sapere che quegli assediava
le fortezze, tra gemiti e lacrime supplicarono con tutto il popolo il
Signore che inviasse il suo angelo buono a salvare Israele.
[7] Lo stesso Maccabeo, cingendo per primo le armi, esortò gli altri ad
esporsi con lui al pericolo per andare in aiuto dei loro fratelli: tutti
insieme partirono con coraggio.
[8] Mentre si trovavano ancora vicino a Gerusalemme, apparve come
condottiero davanti a loro un cavaliere in sella, vestito di bianco, in
atto di agitare un'armatura d'oro.
[9] Tutti insieme benedissero Dio misericordioso e si sentirono così
rafforzati in cuore, che erano pronti ad assalire non solo gli uomini ma
anche le bestie più feroci e mura di ferro.
[10] Procedevano in ordine, con un alleato venuto dal cielo, per la
misericordia che il Signore aveva avuto di loro.
[11] Gettatisi come leoni sui nemici, ne stesero al suolo undicimila e
milleseicento cavalieri, tutti gli altri li costrinsero a fuggire.
[12] Costoro in gran parte riuscirono a salvarsi feriti e spogliati. Anche
Lisia per salvarsi fu costretto a fuggire vergognosamente.
[13] Ma, non privo di intelligenza, pensando alla sconfitta subìta e
constatando che gli Ebrei erano invincibili, perché l'onnipotente Dio
combatteva al loro fianco,
[14] mandò a proporre un accordo su tutto ciò che fosse giusto,
assicurando che a questo scopo avrebbe persuaso il re, facendo pressione
su di lui perché diventasse loro amico.
[15] Il Maccabeo, badando a ciò che più conveniva, acconsentì a tutto
quanto Lisia chiedeva. Quanto infatti il Maccabeo aveva presentato a Lisia
per iscritto a riguardo dei Giudei, fu accordato dal re.
[16] Il contenuto della lettera scritta da Lisia ai Giudei era del
seguente tenore:
[17] "Lisia al popolo dei Giudei salute. Giovanni e Assalonne,
inviati da voi, ci hanno consegnato la decisione qui sotto riportata e
hanno chiesto la ratifica dei punti in essa dichiarati.
[18] Quanto era necessario riferire al re, l'ho riferito ed egli ha
accordato quanto era accettabile.
[19] Se dunque conserverete il vostro buon impegno per gli interessi del
regno, procurerò anche in avvenire di esservi causa di favori.
[20] Su questi punti e sui particolari ho dato ordine a questi due e ai
miei incaricati di trattare con voi.
[21] State bene. L'anno centoquarantotto, il ventiquattro del mese di
Dioscorinzio".
[22] La lettera del re si esprimeva così:
"Il re Antioco al fratello Lisia salute.
[23] Dopo che nostro padre è passato tra gli dei, volendo noi che i
cittadini del regno possano tranquillamente attendere ai loro interessi
particolari
[24] e, avendo sentito che i Giudei, non favorevoli al disegno di
ellenizzazione di nostro padre, attaccati invece al loro sistema di vita,
chiedono di potersi attenere alle proprie leggi,
[25] desiderosi a nostra volta che anche questo popolo sia libero da
turbamenti, decretiamo che il tempio sia loro restituito e si governino
secondo le tradizioni dei loro antenati.
[26] Farai quindi cosa opportuna a inviare loro messaggeri e ad offrire
loro la destra perché, conosciuta la nostra decisione, si sentano
contenti e riprendano a loro agio la cura delle proprie cose".
[27] La lettera del re indirizzata al popolo era così concepita:
"Il re Antioco al consiglio degli anziani dei Giudei e agli altri
Giudei salute.
[28] Se state bene, è appunto come noi vogliamo: anche noi godiamo ottima
salute.
[29] Menelao ci ha rivelato che voi volete tornare a vivere nelle vostre
sedi.
[30] A quelli che si metteranno in viaggio entro i trenta giorni del mese
di Xàntico, sarà garantita sicurezza e facoltà
[31] di usare, come Giudei, delle loro regole alimentari e delle loro
leggi come prima e nessuno di loro potrà essere molestato da alcuno per
le mancanze commesse per ignoranza.
[32] Ho anche mandato Menelao per rassicurarvi.
[33] State bene. L'anno centoquarantotto, il venticinque del mese di Xàntico".
[34] Anche i Romani inviarono loro questa lettera:
"Quinto Memmio e Tito Manio, legati dei Romani, al popolo dei Giudei
salute.
[35] Riguardo a ciò che Lisia, parente del re, vi ha accordato, anche noi
siamo d'accordo.
[36] Riguardo invece a quei punti che egli ha giudicato dover riferire al
re, mandate subito uno, dopo aver deliberato tra di voi, perché possiamo
esporre le cose in modo conveniente per voi. Noi siamo in viaggio per
Antiochia.
[37] Mandate dunque in fretta alcuni per farci conoscere di quale parere
siete.
[38] State bene. L'anno centoquarantotto, il venticinque del mese di Xàntico".
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