[1]
Avvenne in quel periodo il ritorno ignominioso di Antioco dalle regioni
della Persia.
[2] Infatti egli era giunto nella città chiamata Persepoli e si era
accinto a depredare il tempio e ad impadronirsi della piazza, ma i
cittadini ricorsero in massa alle armi e lo ricacciarono; perciò Antioco,
messo in fuga dagli abitanti, dovette ritirarsi vergognosamente.
[3] Mentre si trovava presso Ecbàtana, gli giunsero le notizie su ciò
che era accaduto a Nicànore e agli uomini di Timòteo.
[4] Montato in gran furore, pensava di sfogarsi sui Giudei anche per lo
smacco inflittogli da coloro che lo avevano messo in fuga. Perciò diede
ordine al cocchiere di compiere il viaggio spingendo i cavalli senza
sosta; ma incombeva ormai su di lui il giudizio del Cielo. Così diceva
nella sua superbia: "Farò di Gerusalemme un cimitero di Giudei,
appena vi sarò giunto".
[5] Ma il Signore che tutto vede, il Dio d'Israele, lo colpì con piaga
insanabile e invisibile. Aveva appena terminato quella frase, quando lo
colpì un insopportabile dolore alle viscere e terribili spasimi
intestinali,
[6] ben meritati da colui che aveva straziato le viscere altrui con molti
e strani generi di tormenti.
[7] Ma egli non desisteva affatto dalla sua alterigia, anzi pieno ancora
di superbia spirava il fuoco della sua collera contro i Giudei e comandava
di accelerare la corsa. Ma gli accadde di cadere dal carro in corsa
tumultuosa e per la grave caduta di riportare contusioni in tutte le
membra del corpo.
[8] Colui che poco prima pensava di comandare ai flutti del mare,
arrogandosi di essere un superuomo e di pesare sulla bilancia le cime dei
monti, ora gettato a terra doveva farsi portare in lettiga, rendendo a
tutti manifesta la potenza di Dio,
[9] a tal punto che nel corpo di quell'empio si formavano i vermi e,
mentre era ancora vivo, le sue carni fra spasimi e dolori cadevano a
brandelli e l'esercito era tutto nauseato dal fetore e dal marciume di
lui.
[10] Colui che poco prima credeva di toccare gli astri del cielo, ora
nessuno poteva sopportarlo per l'intollerabile intensità del fetore.
[11] Allora finalmente, malconcio a quel modo, incominciò ad abbassare il
colmo della sua superbia e ad avviarsi al ravvedimento per effetto del
divino flagello, mentre ad ogni istante era lacerato dai dolori.
[12] Non potendo più sopportare il suo proprio fetore, disse: "È
giusto sottomettersi a Dio e non pensare di essere uguale a Dio quando si
è mortali!".
[13] Quell'empio si mise a pregare quel Signore che ormai non avrebbe più
avuto misericordia di lui, e diceva
[14] che avrebbe dichiarato libera la città santa, che prima si
affrettava a raggiungere per raderla al suolo e farne un cimitero;
[15] che avrebbe reso pari agli Ateniesi tutti i Giudei che prima aveva
stabilito di non degnare neppure della sepoltura, ma di gettare in pasto
alle fiere insieme con i loro bambini;
[16] che avrebbe adornato con magnifici doni votivi il sacro tempio, che
prima aveva saccheggiato, e avrebbe restituito in maggior numero tutti gli
arredi sacri e avrebbe provveduto con le proprie entrate ai contributi
fissati per i sacrifici;
[17] inoltre che si sarebbe fatto Giudeo e si sarebbe recato in ogni luogo
abitato per annunciare la potenza di Dio.
[18] Ma poiché i dolori non diminuivano per nulla - era arrivato infatti
su di lui il giusto giudizio di Dio - e disperando ormai di sé, scrisse
ai Giudei la lettera che riportiamo qui sotto, nello stile di una
supplica, così concepita:
[19] "Ai Giudei, ottimi cittadini, il re e condottiero Antioco augura
magnifica salute, benessere e prosperità.
[20] Se voi state bene e i figli e le vostre cose procedono secondo il
vostro pensiero, io, riponendo le mie speranze nel Cielo,
[21] mi ricordo con tenerezza del vostro onore e della vostra benevolenza.
Ritornando dalle province della Persia e trovandomi colpito da una
malattia insopportabile, ho creduto necessario pensare alla comune
sicurezza di tutti.
[22] Pur non disperando del mio stato, ma avendo molta fiducia di poter
scampare dalla malattia,
[23] considerando d'altra parte che anche mio padre, quando aveva
intrapreso spedizioni nelle province settentrionali, aveva indicato il
successore,
[24] perché se accadesse qualche cosa di inaspettato o si diffondesse la
notizia di qualche grave incidente, gli abitanti del paese, sapendo in
mano a chi era stato lasciato il governo, non si agitassero;
[25] e oltre a questo constatando che i sovrani vicini e confinanti con il
nostro regno spiano il momento opportuno e attendono gli eventi, ho
designato come re mio figlio Antioco, che già più volte, quando
intraprendevo i viaggi nei distretti settentrionali, ho raccomandato e
affidato a moltissimi di voi. A lui indirizzo la lettera qui unita.
[26] Vi prego dunque e vi scongiuro di ricordarvi dei benefici ricevuti
pubblicamente o privatamente e prego ciascuno di conservare la vostra
benevolenza verso di me e mio figlio.
[27] Ho fiducia che egli si comporterà con voi con moderazione e umanità,
secondo le mie direttive".
[28] Quest'omicida e bestemmiatore dunque, soffrendo crudeli tormenti,
come li aveva fatti subire agli altri, finì così la sua vita in terra
straniera, in una zona montuosa, con una sorte misera.
[29] Curò il trasporto della salma Filippo, cresciuto insieme a lui, il
quale poi, diffidando del figlio di Antioco, si recò in Egitto presso
Tolomeo Filomètore.
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