[1]
Ordinò poi che la conducessero dove aveva disposto le sue argenterie e
prescrisse pure che le preparassero la tavola con i cibi approntati per
lui e le dessero da bere il suo vino.
[2] Ma disse Giuditta: "Io non toccherò questi cibi, perché non ne
venga qualche contaminazione, ma mi saranno serviti quelli che ho portato
con me".
[3] Oloferne le fece osservare: "Quando verrà a mancare quello che
hai con te, dove andremo a rifornirci di cibi uguali per darteli? In mezzo
a noi non c'è nessuno della tua gente".
[4] Ma Giuditta rispose: "Per la tua vita, mio signore, ti assicuro
che io, tua serva, non finirò le riserve che ho con me, prima che il
Signore abbia compiuto per mano mia quello che ha stabilito".
[5] Così i servi di Oloferne la condussero alla tenda ed essa riposò
fino a mezzanotte; poi si alzò all'ora della veglia del mattino.
[6] Essa fece dire ad Oloferne: "Comandi il mio signore che lascino
uscire la tua serva per la preghiera".
[7] Oloferne comandò alla guardia del corpo di non impedirla. Rimase così
al campo tre giorni: usciva di notte nella valle sotto Betulia e si lavava
nella zona dell'accampamento alla sorgente d'acqua.
[8] Risalita dal lavacro, pregava il Signore Dio di Israele di dirigere la
sua impresa volta a ristabilire i figli del suo popolo.
[9] Rientrando purificata, rimaneva nella sua tenda, finché, verso sera,
non le si apprestava il cibo.
[10] Ed ecco, al quarto giorno, Oloferne fece preparare un rinfresco
riservato ai suoi servi, senza invitare a mensa alcuno dei suoi ufficiali,
[11] e disse a Bagoa, il funzionario incaricato di tutte le sue cose:
"Và e invita quella donna ebrea che è presso di te a venire con
noi, per mangiare e bere assieme a noi,
[12] poiché è cosa disonorevole alla nostra reputazione se lasceremo
andare una donna simile senza godere della sua compagnia; se non sapremo
conquistarla, si farà beffe di noi".
[13] Bagoa, uscito dalla presenza di Oloferne, andò da lei e disse:
"Non abbia difficoltà questa bella ragazza a venire presso il mio
signore, per essere onorata alla sua presenza e bere con noi il vino in
giocondità e divenire oggi come una delle donne assire, che stanno nel
palazzo di Nabucodònosor".
[14] Giuditta rispose a lui: "E chi sono io per osare contraddire il
mio signore? Quanto sarà gradito ai suoi occhi, mi affretterò a
compierlo e sarà per me motivo di gioia fino al giorno della mia
morte".
[15] Subito si alzò e si adornò delle vesti e d'ogni altro ornamento
muliebre; la sua ancella l'aveva preceduta e aveva steso a terra per lei
davanti ad Oloferne le pellicce che aveva ricevuto da Bagoa per suo uso
quotidiano, per adagiarvisi sopra e prendere cibo.
[16] Giuditta entrò e si adagiò. Il cuore di Oloferne rimase estasiato e
si agitò il suo spirito, aumentando molto nel suo cuore la passione per
lei; già da quando l'aveva vista, cercava l'occasione di sedurla.
[17] Le disse pertanto Oloferne: "Bevi e datti alla gioia con
noi".
[18] Giuditta rispose: "Sì, berrò, signore, perché oggi sento
dilatarsi la vita in me, più che tutti i giorni che ho vissuto".
[19] Incominciò quindi a mangiare e a bere davanti a lui ciò che le
aveva preparato l'ancella.
[20] Oloferne si deliziò della presenza di lei e bevve abbondantemente
tanto vino quanto non ne aveva mai bevuto solo in un giorno da quando era
al mondo.
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