[1]
Quando Giuditta ebbe cessato di supplicare il Dio di Israele ed ebbe
terminato di pronunziare tutte queste parole,
[2] si alzò dalla prostrazione, chiamò la sua ancella particolare e
scese nella casa, dove usava passare i giorni dei sabati e le sue feste.
[3] Qui si tolse il sacco di cui era rivestita, depose le vesti di vedova,
poi lavò con acqua il corpo e lo unse con profumo denso; spartì i
capelli del capo e vi impose il diadema. Poi si mise gli abiti da festa,
che aveva usati quando era vivo suo marito Manàsse.
[4] Si mise i sandali ai piedi, cinse le collane e infilò i braccialetti,
gli anelli e gli orecchini e ogni altro ornamento che aveva e si rese
molto affascinante agli sguardi di qualunque uomo che l'avesse vista.
[5] Poi affidò alla sua ancella un otre di vino, un'ampolla di olio;
riempì anche una bisaccia di farina tostata, di fichi secchi e di pani
puri e, fatto un involto di tutti questi recipienti, glielo mise sulle
spalle.
[6] Allora uscirono verso la porta della città di Betulia e trovarono
pronti sul luogo Ozia e gli anziani della città, Cabri e Carmi.
[7] Costoro, quando la videro trasformata nell'aspetto e con gli abiti
mutati, restarono molto ammirati della sua bellezza e le dissero: "
[8] Il Dio dei padri nostri ti conceda di trovar favore e di portare a
termine quello che hai stabilito di fare, a vanto degli Israeliti e ad
esaltazione di Gerusalemme".
[9] Essa si chinò ad adorare Dio e rispose loro: "Fatemi aprire la
porta della città e io uscirò per dar compimento alle parole augurali
che mi avete rivolto". Quelli diedero ordine ai giovani di guardia di
aprirle come aveva chiesto.
[10] Così fecero e Giuditta uscì: essa sola e l'ancella che aveva con sé.
Dalla città gli uomini la seguirono con gli sguardi mentre scendeva il
monte, finché attraversò la vallata e non poterono più scorgerla.
[11] Esse andavano avanti diritte per la valle, quando si fecero loro
incontro le sentinelle assire.
[12] La presero e la interrogarono: "Di qual popolo sei, donde vieni
e dove vai?". Essa rispose: "Sono figlia degli Ebrei e fuggo da
loro, perché stanno per essere consegnati in vostra balìa.
[13] Io quindi vengo alla presenza di Oloferne, comandante supremo dei
vostri eserciti, per rivolgergli parole di verità e mettergli sotto gli
occhi la strada per cui potrà passare e impadronirsi di tutti questi
monti senza che perisca uno solo dei suoi uomini".
[14] Quegli uomini, quando sentirono queste parole e considerarono
l'aspetto di lei, che appariva loro come un miracolo di bellezza, le
dissero:
[15] "Hai messo in salvo la tua vita, scendendo in fretta e venendo
alla presenza del nostro signore. Vieni dunque alla tenda di lui; alcuni
di noi ti accompagneranno, finché non ti abbiano affidato alle sue mani.
[16] Quando poi sarai alla sua presenza, non tremare dentro di te, ma
riferisci a lui quanto ci hai detto ed egli ti tratterà bene".
[17] Scelsero pertanto cento uomini tra di loro, i quali si affiancarono a
lei e alla sua ancella e le condussero alla tenda di Oloferne.
[18] In tutto il campo ci fu un grande accorrere, essendosi sparsa la voce
della sua venuta tra gli attendamenti. La circondarono in massa mentre era
fuori della tenda di Oloferne, in attesa che gliela annunziassero.
[19] Erano ammirati della bellezza di lei e ammirati degli Israeliti a
causa di lei e si dicevano l'un l'altro: "Chi disprezzerà un popolo
che possiede tali donne? Sarà bene non lasciarne sopravvivere alcun uomo,
perché, liberi, potrebbero far perdere la testa a tutto il mondo".
[20] Venne fuori la guardia del corpo di Oloferne e tutti gli inservienti
e la introdussero nella tenda.
[21] Oloferne riposava sul suo letto sotto un padiglione di porpora e
d'oro, adorno di smeraldi e di pietre preziose.
[22] Gli venne annunziata ed egli avanzò fino all'ingresso del
padiglione, preceduto da fiaccole d'argento.
[23] Quando Giuditta apparve alla presenza di lui e dei suoi aiutanti,
tutti ammirarono la bellezza del suo volto, ed essa si prostrò davanti a
lui con la faccia a terra, ma gli aiutanti la fecero alzare.
|