TRADUZIONE
DEGLI ATTI
Art.
143
-
Nomina dell'interprete -
1.
L'imputato che non conosce la lingua italiana ha diritto di farsi assistere
gratuitamente da un interprete al fine di potere comprendere l'accusa contro
di lui formulata e di seguire il compimento degli atti cui partecipa. La
conoscenza della lingua italiana è presunta fino a prova contraria per chi
sia cittadino italiano.
2.
Oltre che nel caso previsto dal comma 1 e dall'articolo 119, l'autorità
procedente nomina un interprete quando occorre tradurre uno scritto in
lingua straniera o in un dialetto non facilmente intellegibile ovvero quando
la persona che vuole o deve fare una dichiarazione non conosce la lingua
italiana. La dichiarazione può anche essere fatta per iscritto e in tale
caso è inserita nel verbale con la traduzione eseguita dall'interprete.
3.
L'interprete è nominato anche quando il giudice, il pubblico ministero o
l'ufficiale di polizia giudiziaria ha personale conoscenza della lingua o
del dialetto da interpretare.
4. La
prestazione dell'ufficio di interprete è obbligatoria.
Art.
144
-
Incapacità e incompatibilità dell'interprete -
1.
Non può prestare ufficio di interprete, a pena di nullità:
a) il
minorenne, l'interdetto, l'inabilitato e chi è affetto da infermità di
mente;
b)
chi è interdetto anche temporaneamente dai pubblici uffici ovvero è
interdetto o sospeso dall'esercizio di una professione o di un'arte;
c)
chi è sottoposto a misure di sicurezza personali o a misure di prevenzione;
d)
chi non può essere assunto come testimone o ha facoltà di astenersi dal
testimoniare o chi è chiamato a prestare ufficio di testimone o di perito
ovvero è stato nominato consulente tecnico nello stesso procedimento o in
un procedimento connesso. Nondimeno, nel caso previsto dall'articolo 119, la
qualità di interprete può essere assunta da un prossimo congiunto della
persona sorda, muta o sordomuta.
Art.
145
-
Ricusazione e astensione dell'interprete -
1.
L'interprete può essere ricusato, per i motivi indicati nell'articolo 144,
dalle parti private e, in rapporto agli atti compiuti o disposti dal
giudice, anche dal pubblico ministero.
2.
Quando esiste un motivo di ricusazione, anche se non proposto, ovvero se vi
sono gravi ragioni di convenienza per astenersi, l'interprete ha obbligo di
dichiararlo.
3. La
dichiarazione di ricusazione o astensione può essere presentata fino a che
non siano esaurite le formalità di conferimento dell'incarico e, quando si
tratti di motivi sopravvenuti ovvero conosciuti successivamente, prima che
l'interprete abbia espletato il proprio incarico.
4.
Sulla dichiarazione di ricusazione o di astensione decide il giudice con
ordinanza.
Art.
146
-
Conferimento dell'incarico -
1.
L'autorità procedente accerta l'identità dell'interprete e gli chiede se
versi in una delle situazioni previste dagli articoli 144 e 145.
2. Lo
ammonisce poi sull'obbligo di adempiere bene e fedelmente l'incarico
affidatogli, senz'altro scopo che quello di far conoscere la verità, e di
mantenere il segreto su tutti gli atti che si faranno per suo mezzo o in sua
presenza. Quindi lo invita a prestare l'ufficio.
Art.
147
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Termine per le traduzioni scritte. Sostituzione dell'interprete -
1.
Per la traduzione di scritture che richiedono un lavoro di lunga durata,
l'autorità procedente fissa all'interprete un termine che può essere
prorogato per giusta causa una sola volta. L'interprete può essere
sostituito se non presenta entro il termine la traduzione scritta.
2.
L'interprete sostituito, dopo essere stato citato a comparire per
discolparsi, può essere condannato dal giudice al pagamento a favore della
cassa delle ammende di una somma da lire centomila a lire un milione.
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